Era domenica 1° settembre 1957. Quarantotto chilometri a cronometro, da Modena a Pavullo, la prima parte in pianura, la seconda in salita, leggera, costante, pedalabile, di quelle salite dove, per fare la differenza, bisogna avere potenza, mulinare stantuffare, spingere, saper spingere “il padellone”. Meo, di potenza, non difettava. Aveva un motore naturale di grossa cilindrata, se non proprio da Formula 1, almeno da prototipi. E poi giocava in casa e perdipiù veniva da un ritiro a Novi Ligure, dove era stato costretto a condurre vita da atleta, anzi, da corridore, lui avrebbe detto da monaco, fra le mani di Biagio Cavanna e sotto gli occhi di Fausto Coppi. E infatti Meo vinse. Alla grande: 1’44” su Giovanni Verrucchi (secondo) e Dante Arlandi (terzo), 3’42” su Giordano Giusti (quinto) e 6’55” su Ermanno Benetti (nono) che sfidava quotidianamente, addirittura 7’27” sul bolognese Giuseppe Zorzi (tredicesimo) con cui rivaleggiava fieramente.
Sessantadue anni dopo il trionfo di Romeo Venturelli, torna la Modena-Pavullo. E si correrà proprio domenica 1° settembre. La corsa rinasce grazie alla spinta del Comune di Pavullo nel Frignano nella persona del vicesindaco Daniele Iseppi con l’organizzazione tecnica della Polisportiva Pavullese settore ciclismo, la collaborazione della Unione Sportiva Formiginese e il patrocinio della Provincia di Modena e dei comuni di Modena e Formigine.
La manifestazione è riservata non più ai dilettanti, ma agli allievi, e si terrà non più a cronometro, ma in linea. La partenza è fissata a Modena in Piazza d’armi dinanzi all’Università. Il percorso si sviluppa lungo la storica via Giardini che collega la città geminiana con la capitale del Frignano transitando da Casinalbo, Formigine (dove per cinque volte si fa un circuito), quindi Maranello (stabilimento Ferrari), e di lì i 17 chilometri in salita che portano ai 760 metri di Serramazzoni, quindi una veloce discesa e il falsopiano di 13 chilometri per arrivare nel cuore di Pavullo. L’arrivo è posto proprio sotto la stele che ricorda Venturelli. Totale: 70 chilometri.
Meo era un fuoriclasse. Fin da piccolo, a scuola, quando le maestre, spazientite, lo facevano alzare dal banco e uscire dall’aula. Poi da corridore, un fenomeno secondo Coppi, tutto sbagliato e tutto da rifare secondo Gino Bartali, capace di precedere Jacques Anquetil a cronometro ma anche di ritirarsi con la maglia rosa addosso, di superare Rik Van Looy allo sprint ma anche di presentarsi alla partenza senza le scarpe o i pantaloncini o la bici, di anticipare Charly Gaul in un arrivo in salita ma anche di abbandonare una corsa per andare in fuga con le miss. Meo era curioso, allegro, ingenuo, era forte, potente, talentuoso, era generoso, genuino, gentile, era anche un po’ viziato perché tutti a Pavullo lo adoravano, e anche per questo era straordinariamente umano.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.