Ci sono almeno 256 buone ragioni per acquistare “Enciclopedia del Tour de France” di Philippe Bouvet e Frédérique Galametz (Rizzoli, 256 pagine, 29,90 euro). Ecco le mie prime dieci.
1) Le due fotografie di Fausto Coppi che aprono e chiudono il volume. La prima fu scattata il 19 luglio 1952, a Parigi, nel Parco dei Principi: Coppi sta compiendo il giro d’onore, un mazzo di fiori nella mano destra, lo sguardo rivolto al parterre dove, ad applaudirlo, ci sono anche i pistard che hanno animato la riunione in attesa dei “touristi”. La seconda risale al 6 luglio 1952, durante la tappa Bourg d’Oisans-Sestriere, che Coppi vinse in maglia gialla: stavolta lo sguardo è rivolto al fotografo, con tubolare a tracolla e caschetto di gomma nella tasca posteriore.
2) I trentotto “mi ricordo” di Eddy Merckx, fra cui “mi ricordo che per i giornalisti perdevo ogni volta in cui non vincevo” e “mi ricordo che qualche volta dormivamo nelle palestre” e “mi ricordo di aver finto, esagerato un malore in cima al Mont Ventoux, per scendere più in fretta a valle… in ambulanza”.
3) Il pezzo di Philippe Brunel sulla maglia gialla, in cui Bernard Thévenet, sfilata la maglia gialla a Merckx nel Tour 1975, confessa che “in piena notte, quando ho visto la maglia gialla in fondo al mio letto, sullo schienale di una sedia, ho pensato: che strano, ma cosa diavolo ci faccio nella stanza di Eddy?”.
4) La fotografia di Ottavio Bottecchia su una salita pirenaica al Tour del 1924: il fondo sterrato, i bordi pietrosi, i campi incolti, Bottecchia sembra un carpentiere, un minatore, un esploratore, un condannato, un forzato, ma a pedali.
5) La storia del belga Norbert Callens, che conquista la maglia gialla durante il Tour 1949, ma non può indossarla perché, per una disattenzione di un addetto, il simbolo del primato è già su un camion diretto verso la tappa successiva, e il giorno perderà il primo posto in classifica a favore del francese Jacques Marinelli.
6) La fotografia di quel bambino, seduto su un muretto, che stringe con le mani il cartello del Tourmalet mentre sta passando Federico Bahamontes, tubolare a tracolla e bottiglia di acqua per rinfrescarsi la testa, durante il Tour 1954.
7) La fotografia di Fiorenzo Magni mentre ripone la maglia gialla nella valigia, al Tour 1950, quando la squadra italiana si ritira per i pugni e le minacce dei tifosi francesi a Gino Bartali.
8) Il capitolo dedicato a Sandrino Carrea, che il 3 luglio 1952, al termine della Mulhouse-Losanna, guadagna la maglia gialla, ma è così umile, modesto, puro, così gregario che, davanti al suo capitano Fausto Coppi se ne vergogna. “Fausto, la maglia, so di non averne diritto. Un poveraccio come me, la maglia gialla del Tour”. La tappa successiva, frenando all’arrivo, riesce a dare la maglia gialla a Coppi.
9) L’onestà di citare la squallida dichiarazione di Bjarne Riis, vincitore dell’edizione 1996, e undici anni più tardi reo confesso di doping: “La mia maglia gialla è in una scatola in garage e potete venire a prenderla. E’ solo una maglia, per me non significa niente e d’altra parte non ci sto neanche più dentro”.
10) La folla che assiste al passaggio di Luis Ocana, vincitore in maglia gialla della tappa Brive-Puy de Dome, al Tour 1973. Bambini, donne, anziani. Occhi, occhiali, macchine fotografiche. Scarpe da tennis, di cuoio, di pelle. Pantaloni svasati, scampanati, stirati. Mani giunte, strette, applaudenti. E l’occhio di un ragazzino che spunta dietro un gendarme.
E poi Eugène Christophe che si arrampica sul Col de Port al Tour 1922, Chris Froome che corre, ma a piedi come Forrest Gump, sul Ventoux al Tour 2016, Geraint Thomas che urla di gioia dopo la crono di Espelette al Tour 2018… C’è un po’ di tutto. Bouvet e Gallametz, per decenni sulla strada e in redazione a “L’Equipe”, hanno diviso la storia della Grande Boucle privilegiando “i re dei re” (Anquetil, Merckx, Hinault, Indurain, gli inglesi, Bobet), raccogliendo “tutte le storie incredibili” (riferite alla maglia gialla) e affidandosi alle statistiche (i primi di ogni nazione, tutti i detentori…). Storia, romanzo, poesia. Almanacco di sport e album di famiglia. Chapeau.
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