«Quello che mi brucia è aver perso a bowling, questo proprio non mi va giù». Giuseppe Acquadro è felice come un bambino, e si gode il momento a pieni polmoni. Il manager del fenomeno Egan Bernal, il trionfatore di Francia a soli 22 anni, oltre che di almeno un’altra quarantina di atleti di primo livello, di cui il 70% colombiano come Rigoberto Uran, i fratelli Quintana e via elencando, non sta nella pelle. Lui nel suo piccolo ha realizzato una magica doppietta: Giro con Richard Carapaz, e Tour con il niño Bernal.
«Ieri mi hanno chiamato in tanti, quasi tutti i miei assistiti, che sono soprattutto amici, e con loro non ho fatto altro che scherzare: io a 52 anni ho realizzato una doppietta Giro-Tour alla Pantani, e loro che sono dei ragazzi non ci sono riusciti. E chiaro che mi hanno ricoperto tutti di insulti».
Però hai perso a bowling…
«E sai chi ha vinto? Bernal. Abbiamo giocato sabato sera, dopo la tappa di Val Thorens: lui, il sottoscritto che è arrivato secondo, papà, mamma, fidanzata, alcuni suoi amici colombiani oltre ad un mio amico. Eravamo una decina, e lui ha vinto anche lì. Francamente è troppo».
Beppe, quanto sei felice e sorpreso?
«Felice tantissimo, davvero tanto. Sorpreso così così. Egan è un talento, e sapevo perfettamente che in una squadra come la Ineos avrebbe avuto grandi opportunità. Senza Froome, si è trovato nella condizione di poter recitare una parte da co-protagonista, e quando gli si è presentata l’occasione non se l’e fatta sfuggire. Ho letto tante critiche sulla condotta di gara della Ineos, ho apprezzato la posizione di tuttobiciweb, ma il team di Dave Brailsford non ha sbagliato assolutamente niente. Forse è stato meno “cannibale”, più umano, ma non scordiamoci che in ogni caso hanno fatto primo e secondo, e poi vuoi sapere una cosa?... ».
Certo.
«Egan mi ha ringraziato per averlo portato in una squadra come questa. Mi ha detto: se non fossi arrivato alla Ineos, io un Tour così giovane non l’avrei certamente vinto».
Però Egan era un predestinato.
«Lui è un fenomeno, su questo non ci sono dubbi, e come hai scritto tu nelle tue pagelle, tanti hanno contribuito a portare Egan ad un certo livello, ma in cima alla corsa più importante del mondo ci è arrivato per meriti personali e doti naturali che gli hanno dato papà e mamma».
E adesso?
«Adesso si riposa e pensa ai prossimi obbiettivi».
E qual è il prossimo obiettivo?
«Una bella classica monumento, il Lombardia è fatto per lui».
È vero che lascerà Andorra per approdare a Montecarlo?
«Sì, entro la fine dell’anno traslocherà. A Montecarlo risiedono tanti corridori, soprattutto quelli della Ineos, ed è meglio che stia lì».
Dove vivi tu…
«Anche».
Si parla di un vertiginoso aumento d’ingaggio…
«Guarda l’ingaggio è quello pattuito, il premio sarà sostanzioso, questo sì, ma di cifre non ne faccio».
Quest’anno la doppietta l’hai fatta tu, quando pensi possa tentarla anche Egan Bernal?
«Egan è legato alla Ineos fino al 2023, da qui ad allora un’occasione ci sarà, ma non sono certo io a deciderlo, ma un team che sa perfettamente il fatto suo».
Il Mondiale del prossimo anno in Svizzera, a Martigny, sembra essere molto duro: può essere il suo obiettivo?
«È chiaro che una maglia iridata è sempre una maglia iridata, ed Egan ce l’ha ben in mente».
Pensi che ci sia il rischio che Egan venga travolto dal successo e dall’improvvisa fama?
«È vero che ha 22 anni, ma è un ragazzo molto maturo per la sua età».
Un’ultima domanda: Sosa e Carapaz, due dei Tuoi assistiti: come stanno?
«Sosa è anche lui un talento, ma ha bisogno ancora di maturare: almeno due/tre anni. Carapaz si sta allenando molto bene. Lo vedrete protagonista alla Vuelta».
Così puoi fare tris…
«Lasciamo perdere: vado a giocare a bowling…».
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