A 22 anni è salito sul podio del Tour per indossare la maglia con la stessa venerazione che ha un fedele che si avvicina all’altare. Emozione evidente, quella di Egan Bernal, in una giornata che non dimenticherà mai.
«Non so bene cosa sia successo - ha spiegato il talento della Ineos ai microfoni di France Télévisions -, ero all’attacco e mi hanno detto che dovevo fermarmi. All’inizio non volevo, ho detto “no, non adesso”, ma mi hanno detto che la corsa era finita, neutralizzata. Ma non avevo notizie e non riuscivo a capire. Così come non riuscivo a crederci quando mi hanno detto che avevo preso la maglia gialla. Fatico a realizzare, sono davvero tanto felice».
E poi aggiunge: «Dopo ho visto le immagini, ho capito che non s poteva davvero andare avanti. Ma sul momento ci è sembrato strano, non riuscivamo a capire. Questa maglia rappresenta un sogno per me, è incredibile. Ma non esulto, perché domani c’è un’altra tappa dura e non siamo ancora arrivati a Parigi. Lo confesso, quando mi hanno messo la maglia e consegnato il leoncino ho avuto voglia di piangere. Quella di oggi è stata una grande tappa, ma dobbiamo finire il lavoro. C’è ancora una tappa, dobbiamo restare concentrati su domani».
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