Matteo Trentin consuma una bottiglia d'acqua dopo l'altra: un po' la beve, un po' se la versa addosso per rinfrescarsi e intanto si gode il trionfo: «Era dalla tappa di Bagnères de Bigorre che avevo capito di avere una bella gamba in salita e sapevo che questa era l'ultima grande occasione. Stavo bene, ho centrato la fuga e pii nel finale ho deciso di giocarmela d'anticipo. Ho visto che Asgreen non aveva tirato un metro, giustamente perché lui è della squadra della maglia gialla, e quindi lo temevo più di tutti. Non sbagliavo perché poi è arrivato secondo... Sapevo che è forte in salita e anche velocem quindi mi sono detto che anticipandolo avrei avuto più chanche. Ho oprovato una, due tre volte, ho guadagnato qualche secondo per fare la mia salita anche se c’era vento contro. In questo Tour ero sempre lì, ma non avevo combinato niente, oggi era "all in", o tutto o niente. Negli ultimi chilometri non pensavo a niente, so soltanto che soffrivo come un cane ma ne è valsa la pena».
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