Caleb EWAN. 10. Finalmente il folletto di Sydney. Ci voleva, se lo meritava perché in fin dei conti in più di un occasione era arrivato vicino alla linea del traguardo. Oggi il piccolo velocista australiano corona il sogno e centra il risultato, regalando la seconda vittoria di tappa in questo Tour alla Lotto Sudal.
Dylan GROENEWEGEN. 7. Con il senno di poi si può chiaramente dire che tira la volata a Ewan, ma è una volata di potenza e il velocista olandese, in questo Tour, è chiaramente il più potente. Gli manca un pizzico di agilità, quel colpo di reni che invece ha Caleb. È un dettaglio, che però fa la differenza.
Elia VIVIANI. 5,5. Alla rotonda il treno si sfalda e lo lasciano solo, e lui fa quello che può. Là dietro è e là dietro resta.
Peter SAGAN. 5,5. Gli arrivi a ranghi compatti sembrano ormai non essere più molto digeribili, ma lui ha ben altro a cui pensare e qualcosa si inventa sempre.
Alexander KRISTOFF. 5. È un traguardo che potrebbe anche essere per lui, ma fa meglio il bimbo Philipsen (voto 6).
Niccolò BONIFAZIO. 7. Per la calma, dopo il traguardo. Potrebbe tirare giù le transenne, visto che dalle transenne il solito idiota (ve ne avevo già parlato la settimana scorsa) si sporge con quel cavolo di cellulare che va a sbattere fortunatamente sul casco. Il ragazzo della Total perde l’animo, gli si blocca anche la catena e non gli resta altro che mandare a quel paese la sorte. Porti pazienza.
Giulio CICCONE. 7. Lo mettono in ginocchio, e quello destro fa pure male. Cade e vede le stelle. Non finisce alle stalle, ma non è messo benissimo. A venti chilometri dalla conclusione Giulio cade con Niki Terpstra (costretto al ritiro con una probabile frattura della clavicola), Giacomo Nizzolo con l'olandese Sebastian Langeveld. Tutti giungono al traguardo con oltre 12’. Ma il tempo perso è la cosa che fa meno male.
Aimé DE GENDT. 7. Il belga della Wanty Gobert parte e va in fuga con Anthony Perez e Stephane Rossetto della Cofidis, e Lilian Calmejane della Total Direct Energie. L’ultimo ad arrendersi al gruppo che li tiene sempre lì a debita distanza è proprio il belga De Gendt, che Aimé, non è Thomas.
Sonny COLBRELLI. 10. Giorno di riposo con caffè: è un classico. Lui e i suoi compagni di squadra si fermano in un bar per una pausa e il proprietario, appassionato di ciclismo, chiede una foto di rito e racconta che il fratello è rimasto paralizzato dopo un grave incidente proprio con la bici. Il bresciano resta colpito dal racconto, si toglie la maglietta, la fa firmare ai compagni di squadra e la lascia al proprietario del bar come dono per il fratello. Gesti semplici, per corridori che hanno una maglia da regalare, ma soprattutto un cuore. Per la cronaca: arriva 6°. Sonny c’è sempre.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.