Il TOUR. 10. Che bello. Lo vogliamo dire che è un Tour bellissimo? In questa settimana, solo una tappa di noia, per il resto uno spartito pensato e scritto benissimo, interpretato dai corridori in maniera semplicemente sublime. Altro che storie, questa è la corsa più bella del mondo, onorata dai corridori più forti del mondo. Ma avete visto De Gendt? Avete visto Alaphilippe? Avete visto che cosa ha fatto Peter Sagan? Ma avete visto Fabio Aru che è qui per ritrovare il colpo di pedale e resta con i migliori e nessuno, dico nessuno, considera e cita? De Marchi, Pinot, che corsa pazzesca.
Thomas DE GENDT. 11. Pazzesco. Semplicemente fou. Una tappa di incredibile fascino, vinta da un corridore super che noi ormai abbiamo imparato a conoscere molto bene. Tommaso parte e va. E non è come dirlo. Bisogna farlo. Chiedere ad Alessandro De Marchi, che è stato l’ultimo a resistergli, ma alla fine anche lui si è dovuto inchinare: come tutti. Una delle vittorie più belle degli ultimi anni. Un assolo di 200 chilometri di rara bellezza. Io che adoro questo sport resto incantato davanti a cotanta bellezza. Perché di bellezza si tratta: assoluta.
Thibaut PINOT. 10. Marca tutto il giorno un uomo solo: Alaphilippe. Non bisogna essere geni, però bisogna farlo, fino alla fine. Parte Julian e il transalpino non si fa sorprendere. Dà l’impressione di non avere una grandissima pedalata, ma tiene botta, stringe i denti, resta lì attaccato. Fino ad oggi non ha sbagliato nulla. Bravo, all’italiana, visto che lui ci ama.
Julian ALAPHILIPPE. 10. È un fenomeno. Lo sapevano anche i muri che ci avrebbe provato in una tappa piena zeppa di salite, una piccola Liegi, che si trasforma in una grandissima tappa. Lui fa quello che vuole, come vuole. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Sembra un personaggio nato da un videogame: ma è tutto vero.
Michael MATTHEWS. 9. È tra i pochi velocisti che resiste in una tappa da mal di macchina, senza un metro di pianura. Tiene botta come pochi, da grandissimo corridore. E assieme a lui, quella maglia verde che gli arriva appena dietro: Peter Sagan. Altro fenomeno.
Geraint THOMAS. 7. Cade si rialza e rientra in gruppo, tutto naturale, ma pedala con una facilità che fa impressione. Pensatela come volete, ma è lui l’uomo da battere.
Giulio CICCONE. 7. Perde la maglia, ma non la faccia. Certo, era così semplice stare dietro a quello là: mi sembra già di sentirli... Ma così semplice non è. Come non è affatto semplice andare in maglia e restarci per due giorni. Il pupo d'Abruzzo è li a 23"; se ha gambe e testa (nonostante il Giro), per restare in zona top tene, il ragazzo della Trek Segafredo può ancora regalarci qualcosa di bello. Allez Giulio!
Fabio ARU. 8. È qui per riassaporare il piacere del pedalare, dopo tanto penare. È qui quasi come un intruso, ma intanto è qui e resta lì, attaccato ai migliori. Non ne parla davvero quasi nessuno, ma arriva con Thomas e compagnia a soli 26” dal vincitore. Quella di oggi non è stata una tappa di trasferimento, ma una delle più dure di tutto il Tour, corsa a quasi 40 km/h di media. Troppo bravo. Anche lui.
Vincenzo NIBALI. 5. Arriva ad oltre 4’: dopo aver staccato. Si piega sul manubrio sull’ultima ascesa di giornata (la Côte de la Jailliere), ed è una resa. L’impressione però è che questo Tour per lui fosse però un peso fin dall’inizio. Si stacca e stacca. È tra i pochissimi con un Grande Giro nelle gambe e nella testa. Non è un marziano: è una colpa?
Alessandro DE MARCHI. 8. Il rosso di Buja manca la fuga, ma rimedia come solo lui sa fare. Da solo, nonostante i tre partiti al chilometro zero vadano a tutta e non fanno il minimo cenno di rallentare per agevolare il suo rientro, l’orange della CCC si accoda. Poi il numero lungo la discesa: per evitare un brutto tombino tira dritto e rischia l’impatto contro le transenne, ma il friulano è un gatto: che lucidità. Poi sul finire di tappa, resta solo con De Gendt: peccato che il belga oggi sia in giornata di grazia. C’è poco da fare, se non prenderne atto.
Marcus BURGHARDT. 7. Ad un certo punto si mette in testa e lì resta: tira, tira tira.
Kasper ASGREEN. 8. Quando comincia a tirare fa paura. Oggi sbuca in testa al gruppo con Morkov, e la fuga di giornata comincia ad evaporare sotto la frequenza di questi due fenomenali rouleur.
Tejay VAN GARDEREN. 8. Non ha preso il via dell'ottava tappa del Tour de France. Lo statunitense della EF Education First è stato vittima di una caduta nei primissimi chilometri della tappa di ieri, ha riportato evidenti abrasioni al viso e al torace, poi è risalito in sella e ha terminato regolarmente la tappa. Le radiografie cui si è sottoposto ieri sera hanno evidenziato una frattura alla mano sinistra che è stata steccata. Nonostante tutto, merita un applauso e un grande in bocca al lupo di pronta guarigione.