Per certi versi è anche lui un po’ Giulio Ciccone: affranto ed ebbro di gioia. Due sentimenti che si scontrano per poi allontanarsi, fare un giro immenso e ritornare.
Lo stesso Bruno Reverberi, manager di lungo corso con la sua Bardiani CSF Inox, che questo ragazzo ha lanciato al professionismo, vive un contradditorio stato d’animo. Lo zio è felice come un bimbo, ed è deluso come pochi.
«Sono felice. Voglio dirlo subito e sinceramente, sono felice davvero come non lo ero da tempo – ci dice Bruno -. È un premio che si merita questo ragazzo, la Trek Segafredo che l’ha ingaggiato quest’anno, la Colpack e tutte le società di base, ma è un importante riconoscimento anche per i miei sponsor, che ci consentono di svolgere un’attività estremamente importante senza pressione. La Bardiani e la Csf Inox non ci chiedono la luna, ma una bella attività, volta alla crescita di ragazzi di talento come Ciccone o Colbrelli per citarne solo un altro. Sonny, un altro ragazzo che mi piacerebbe tanto che riuscisse a vincere una bella tappa, perché se lo meriterebbe davvero…».
Bruno è tutto zucchero e miele, ma lo conoscete bene anche voi che seguite le vicende del ciclismo: sa anche essere molto duro. «Ho pianto. Te lo dico sinceramente, guardando Giulio in maglia gialla ho pianto: sia per l’emozione di un traguardo incredibile, sia per quello che noi società Professional abbiamo fatto in questi anni e continueremo a fare. Ho pianto di rabbia per una politica che non capisce. È giusto innalzare l’asticella. È giusto chiederci sempre qualcosa di più per migliorare, ma a fronte di cosa? Dateci almeno un’attività chiara da vendere sul mercato. Solo questo chiediamo. Ma lasciamo perdere, adesso voglio godermi questo momento. Giulio ha fatto un regalo a me, al ciclismo italiano, ai tanti appassionati, ai suoi e ai nostri sponsor: a tutti. Mi spiace solo che gonfino il petto anche alcuni dirigenti che dovrebbero solo allargare le asole della giacca».
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