Elia VIVIANI. 10 e lode. Chiude il cerchio, ma anche la bocca a chi aveva sempre qualcosa da ridire su questo ragazzo che non sarà un fenomeno, ma un grande corridore, un grandissimo professionista questo sì. Un atleta che di professione fa il velocista, anche se nella sua crescita – continua e costante – ha avuto bisogno di tempo per maturare e prendere le misure. Nato pistard, si è poi specializzato anche su strada, con puntiglio e rigore. Da atleta diligente, puntiglioso e scrupoloso. Non è un superuomo, ma un grandissimo atleta. Chapeau!
Alexander KRISTOFF. 8. Prova ad anticipare tutti con una progressione a centro strada, ma questa volta è Elia a sorprenderlo.
Caleb EWAN. 6,5. Si posiziona bene, sceglie le traiettorie giuste, i suoi lo portano in zona sparo, ma poi resta un po’ lì e lì resta.
Peter SAGAN. 5,5. Cerca di non sprecare energie e sfrutta fino all’ultimo ogni scia, ma Peter non è ancora lui.
Dylan GROENEWEGEN. 5. È probabile che risenta ancora della caduta, ma oggi proprio non si vede.
Mike TEUNISSEN. 5. Tira la volata e poi resta lì alle spalle del capitano: o la fai, o la tiri.
Giacomo NIZZOLO. 6. Sta prendendo anche lui le misure, in mezzo ad architetti e design di fama mondiale. Lui ha gusto e conosce l’estetica delle cose. Non fa mai scarabocchi: nemmeno oggi.
Yoann OFFREDO. 7. Pronti via e in tre prendono il largo. Lotta zero, va detto e sottolineato. Dopo la stupenda tappa di ieri, oggi c’era da attenderselo: tappa per velocisti e quindi da sbadiglio. Pronti via e due atleti della Wanty Gobert - Yoann Offredo e Frederik Backaert - e uno della CCC, Michael Schar, vanno all'attacco. Il gruppo si stacca. Lascia fare, tanto poi saranno quei tre là davanti a tornare indietro. Tornano nei ranghi quando al traguardo mancano solo 16 km. In fuga per 197 km: che voglia…
COFIDIS. 2. Dopo un inizio di Tour molto buono, oggi si prende una sorta di pausa, ma in ogni caso vuole animare la corsa, dare una scossa, un segno della sua presenza. Così cadono in due: Berhane e Perichon. Solo qualche abrasione. Un piccolo sussulto, per rompere la monotonia di una tappa narcolettica.
Tour de FRANCE. 5. Non so bene cosa si possa fare, o meglio lo sappiamo bene noi come gli amici del Giro, che cinque anni fa hanno avuto a che fare con Daniele Colli tirato giù da un fotografo a Castiglione della Pescaia: ci vogliono transenne più alte. Anche oggi, in piena volata, tantissimi i tifosi protesi con i loro cellulari e per poco non è successo l’irreparabile. Lo segnaliamo: prima che vadano a sbattere. Tutti.
Federico BAHAMONTES. 91. Uno dei più grandi scalatori della storia del ciclismo, meglio conosciuto come l’aquila di Toledo. Bahamontes in salita è stato forse il più bravo di tutti, assieme a Gaul, Bartali e Pantani. Si dedicò alla bici per sfamarsi. Era povero in canna, non aveva nulla e fin da piccino andava al mercato per rubare frutta e verdura, che poi rivendeva per potersi comprare una bicicletta. Professionista dal 1954 al 1965: attaccando, ha ottenuto 74 vittorie. Attaccando si è fatto conoscere e rispettare. Aveva solo un punto debole: non sapeva andare in discesa. Era un disastro. Senza questo autentico handicap, avrebbe vinto più del doppio. Spesso quello che guadagnava in salita lo perdeva in discesa. Fanno parte della leggenda di Bahamontes le sue colleriche reazioni. Come in occasione del Tour del ’57, il primo di Anquetil. Il compagno di nazionale Poblet si ritira e lui si sente tradito e abbandonato. La prende malissimo. Provano a convincerlo puntando sull’onore della Spagna che dipende da lui, ma nemmeno le telefonate di riguardo che giungono dagli ambienti vicini al generalissimo Franco riescono a farlo tornare sui suoi passi: niente da fare! Determinato, si toglie le scarpe come a dire vado fuori dai piedi. Il Tour può proseguire anche senza di lui. Oggi noi celebriamo l’Aquila di Toledo per i suoi 91 anni: auguri!