Attorno ai protagonisti del Tour de France grava sempre una grande pressione. Che cresce se militi nella squadra più forte del lotto e aumenta ancora se un anno fa - come accaduto a Gianni Moscon - sei stato espulso dalla corsa per un gesto violento, anche se mai andato a segno, nei confronti di un avversario.
Così il trentino della Ineos ha dovuto far fronte alle domande di alcuni giornalisti che gli hanno imputato di non aver mostrato nessun pentimento.
«Non devo più parlarne, so che vi interessa molto questo argomento e rispetto il vostro lavoro, ma vi chiedo di fare altrettanto con me. Se non voglio parlarne, per cortesia non insistete».
Come sarà il tuo Tour?
«Nella squadra ognuno ha ruolo/obiettivo in gara: il mio è di dare il 100 per cento per i miei capitani, questo è il mio obiettivo».
E poi arriva un'altra domanda tendenziosa: ti senti vittima dei media e del sistema?
«Non lo so, siete liberi di pensare quello che violete. Sono stato chiaro mi pare, non voglio più parlarne, rispettate la mia scelta».
E finalmente è tempo di pedalare...
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