Alla vigilia del Campionato Italiano dei professionisti, il movimento tricolore si è riunito ad Albareto (PR) per discutere della Riforma UCI del 2020 e delle problematiche che comporterà per il mondo delle due ruote di vertice del nostro paese. Sono stati affrontati aspetti sportivi, tecnici, economici e legali con i rappresentanti delle varie componenti.
Oltre ai team manager di squadre World Tour e Professional, sono intervenuti il presidente dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) Cristian Salvato e il presidente dei direttori sportivi (ADISPRO) Davide Goetz.
«Meno squadre significano meno posti di lavoro, ma grazie al CPA siamo riusciti a limitare i danni in questo senso - esordisce Salvato. - Per salvarci dobbiamo ideare nuovi buoni progetti, come quello della Corendon Circus in Belgio. Il ciclismo francese è dall’85 che non vince il Tour, ma ha tante squadre World Tour, due professional, di cui una di sicuro farà il Tour, perchè ha uno Stato che sostiene l'intero movimento. Dobbiamo essere in grado di coinvolgere gruppi industriali forti, ma soprattutto le istituzioni. Il mio collega francese alza il telefono e parla senza problemi con il ministro del lavoro, il presidente non manca mai alla Grande Boucle. Noi italiani siamo bravi nel trovare soluzioni quando le cose si fanno difficili, ma con questa riforma rischiamo davvero di essere alla frutta» commenta Salvato, che nel pomeriggio si riunirà in assemblea con i professionisti italiani.
Goetz gli fa eco parlando di una riforma imposta ma inaccettabile. «La nostra associazione resta la più numerosa e forte a livello mondiale, ma la crisi si sente fortissimo. I tecnici e ds azzurri sono sempre meno e tra le nostre fila bbiamo tanti disoccupati. Questa riforma è un fallimento per il ciclismo italiano. Il tempo delle denunce è finito, è ora di avanzare proposte a livello di Federazione per avere più peso in ambito internazionale. Il vicepresidente dell’UCI è italiano, la nostra voce deve avere un peso».