Cercò il figlio di una contadina disperso in Russia durante la Prima guerra mondiale. Riportò a casa undicimila soldati senza più terra, patria, direzione, forse senza più speranza.
Si chiamava Gemma De Gresti, era diventata marchesa Guerrieri Gonzaga, abitava ad Avio, in Trentino, e aveva un cuore grande così. Prima per trovare il figlio della contadina, poi per riportare a casa gli undicimila soldati sbandati, mobilitò tutte le sue conoscenze, amicizie, relazioni, dalla famiglia Agnelli alla diplomazia giapponese.
Adesso, per ricordare quella straordinaria missione umanitaria, sei ciclisti di Avio (e della Società ciclistica Avio) più due autisti e un fotografo-filmaker partiranno per Kirsanov, in Russia, e rifare in bicicletta il viaggio che quegli undicimila diseredati avevano compiuto su tradotte e a piedi. Tremila chilometri (e 13mila metri di dislivello) in 16 tappe (la più breve la prima, da Kirsanov a Tambov, 95 km; la più lunga la sesta, da Kiev a Novohrad, 224 km), sette i Paesi attraversati (Russia, Ucraina, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Germania e Italia), l’arrivo finale nella Tenuta San Leonardo ad Avio passando prima per la simbolica Campana dei caduti di Rovereto (costruita con il bronzo dei cannoni delle 19 nazioni in guerra, e anche questa fu un’intuizione della marchesa), il tutto dal 2 al 19 luglio, con due giorni di riposo a Kiev e a Cracovia.
Non è un’impresa ciclistica, anche se la bici è stata scelta per la sua natura pacifica, ma un viaggio civile, sociale, umanitario. Per onorare Gemma De Gresti, per ricordare gli undicimila soldati, per abbattere muri di pietra e di ignoranza, per ricollegare – anche in bicicletta: che onore (avevano ragione, quelli di “Caterpillar”, Rai Radio 2, a candidarla per il Nobel della pace) – i popoli europei.
Per saperne di più e rimanere in contatto con la spedizione trentina, c’è la pagina Facebook intitolata “Sulle tracce della storia”.
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