Undici chilometri dentro la città, intorno alla città, attraverso la città, su e giù per la città. Undici chilometri sfiorando gli orti, entrando nei giardini, respirando i parchi, guardando i palazzi. Undici chilometri verdi, riservati, protetti, silenziosi. Undici chilometri pedalabili, ciclabili, ammirabili, memorabili.
Ieri è nata la rete ciclabile dedicata ad Alfredo Martini. Undici chilometri nella sua Sesto Fiorentino. Congiungendo piste vecchie con altre nuove. Una rete di piste, appunto, rete come arte dell’intreccio, rete anche come strumento di protezione e salvezza. E la bicicletta sempre come compagna per muoversi e spostarsi, come tutte le voci del verbo andare e anche del verbo tornare.
Un totem, con l’omaggio a Martini, e alcuni suoi pensieri, come “La bici rende liberi. E’ un bene sociale. Regala serenità”, con la sua firma, calligrafica. Poi frecce e cartelli. Poi la superficie rossa mattone, come quella delle antiche case coloniche. Nulla di vistoso. Tutto molto semplice. Come avrebbe voluto lui. Il suo esempio, i suoi insegnamenti, il suo stile sono rimasti, e hanno aperto, o riaperto, vie, strade, modi.
E tra il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, e l’assessore regionale alla Mobilità, Vincenzo Ceccarelli, tra il presidente della Federazione ciclistica italiana, Renato Di Rocco e l’attore Tommaso Parenti, tra i familiari (innanzitutto le figlie Silvia e Milvia) e i due angeli custodi (Franco Vita e Marco Mordini), c’era anche Daniele Bennati. A ricordare che bicicletta e ciclismo non sono due mondi diversi, che ciclisti urbani e corridori agonisti non sono lontani parenti. “Martini – raccontava Bennati, due Mondiali da titolare e uno da riserva - era la storia e la saggezza, l’autorevolezza e la poesia. Un giorno, ogni inverno, gli chiedevo di poter passare da lui. Un tè o un caffè, come scusa. Poi solo parole, per confidenze e consigli”.
Dopo cinque minuti che gli stavi vicino, Martini aveva il potere – magico – di farti sentire una persona migliore. E dopo dieci, Martini aveva il potere – divino – di farti credere che il mondo fosse ancora una meraviglia.
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