C come Ciccone. Nel senso di Giulio, ciclista della Trek Segafredo. Scalatore e vincitore della classifica degli scalatori: come un giovane che vince la classifica dei giovani, o come un punto che vince la classifica a punti. Lo merita, perché indossa la maglia dal primo giorno: l’unica notte che se ne è privato l’ha prestata al compagno di stanza, Brambilla, per tenerla d’occhio. Traguardo che centra un anno dopo esserselo visto soffiare da Froome all’ultimo giorno dello scorso Giro: per non farsi buggerare anche quest’anno, ha attaccato su ogni salita, compresa quelle dei garage dell’albergo. Con quel cognome e le origini abruzzesi, è inevitabile che tutti gli chiedano se abbia parentele con Madonna: l’unica volta che si è sentito vicino alla pop star, è stato tre anni fa a Sestola, quando ha vinto la prima tappa al Giro e un tifoso gli ha gridato ‘Sei un talento della Madonna’. C’è pure chi, alla ricerca di legami con l’illustre diva, ha provato a farlo cantare: dopo averlo ascoltato, gli ha consigliato di continuare a pedalare. Oltre alla classifica degli scalatori, ha vinto anche il tappone del Mortirolo, battendo pioggia, freddo e quel testone di Hirt che si rifiutava di aiutarlo nella fuga: all’arrivo ha confessato ‘era la corsa che sognavo, non potevo ciccarla’. Raggiunti tutti i suoi obiettivi, può cominciare a pensare di far classifica in futuro, anche se dovrà migliorare a cronometro: al momento, in quel tipo di esercizio, vale poco. Meno di una cicca.
P come pronuncia. Nel senso di modo di parlare. Nella tappa del Manghen è andato in fuga Ama Gehereigzabher Werkilul: se non è mai stato citato durante la diretta Rai, si intuisce il perché.
T come tattica. Nel senso di strategia di corsa. Prima del tappone decisivo con Manghen e Croce d’Aune, i grandi ex in coro hanno detto che Nibali doveva attaccare: giustamente, visto che l’unica alternativa era che Carapaz si fermasse una mezz’oretta al bar. Nei team rivali della maglia rosa, invece, il pensiero comune è stato ‘qui bisogna cambiar qualcosa’: grande agitazione fra i tecnici quando sull’ammiraglia Astana hanno visto il ds Martinelli seduto al posto del meccanico che invece stava guidando.
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