Può arrivare ultimo e avrà comunque il sorriso ad accompagnarlo, figurarsi quando vince. Esteban Chaves in una sola giornata allontana i fantasmi del recente passato e torna a guardare con fiducia al futuro. La sua carriera sembrava in rampa di lancio dopo il doppio podio a Giro e Vuelta, e invece una mononucleosi ha rischiato di troncargliela a metà. Il traguardo di San Martino di Castrozza gli ha restituito certezze e grinta: «Dopo il 2016 ho avuto problemi non solo dal punto di vista fisico ma anche nella vita privata. Però non ho mollato, ci ho creduto, la famiglia e la squadra mi hanno sempre supportato. Oggi è una di quelle giornate che può insegnare a non arrendersi mai. L'ultima salita è stata una sorta di riassunto di questi due anni difficile per me e del percorso della vita in generale».
Non è un mistero che per un momento abbia pensato di essere giunto al capolinea, ma questo Giro d’Italia ha fatto rientrare l’allarme: «Ho avuto il pensiero di non poter più tornare al mio livello, avevo tanta incertezza. Sei mesi fa dopo due ore di allenamento ero sfinito, in salita non andavo su, ma coi sacrifici sono arrivato qua. Poi quando abbiamo trovato il problema sapevo qual era la strada per tornare su buoni livelli. Ovviamente ho avuto paura, ma non bisogna mai mollare. Ho sempre fame di vittorie, deve essere così in questo lavoro. Dopo il secondo posto ad Anterselva ho preso la consapevolezza di poter vincere una tappa».
Oggi nel dopo-tappa si respirava un’aria di allegria, proprio perché Chaves, che di allegria ne regala sempre tanta, era tornato a vincere: «Dentro son sempre lo stesso bambino che spera di vincere una grande corsa. Ora sono maturo, dopo tutte queste sofferenze. Perché piaccio a tutti? Non lo so, però è vero, al traguardo tutti piangevano, io compreso. Non sono una maschera, parlo col cuore, forse per quello”.
Domani chi vince? Nibali o Carapaz? «La vittoria di Carapaz sarebbe un bene per tutto il Sudamerica, ma con Nibali non si sa mai, e io posso dirlo, visto che nel 2016 ho perso la Rosa nell’ultima tappa».
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