T come traduttrice. Nel senso di interprete. Serve per trasferire un testo da una lingua all’altra. Un tempo era un’operazione lenta come un viaggio in treno: di qui il termine tradotta. Nei casi più estremi si usa quando non c’è bisogno di troppe parole per spiegare cosa stia accadendo: succede con le detenute, che da un carcere all’altro o semplicemente in tribunale vengono tradotte. Al Giro è inevitabile dover tradurre, visto che gli strangers (stranieri) vincono almost everyday (quasi tutti i giorni) e gli italiani every death of Pope (ogni morte di papa). In Rai, pur avendo un fuoriclasse come Rizzato nell’intervistare sloveni, kazaki ed eschimesi e a riportare in italiano quanto dicono, hanno optato per una svolta: ingaggiare una traduttrice modello Parlamento Europeo, di quelle che stanno chiuse nella cabina e riferiscono ai partecipanti dell’assemblea quanto sta dicendo l’oratore. Ignoti i motivi di questa scelta: precisi come sono, volevano puntare su una versione rigorosa, parola per parola. Un inedito, che ha debuttato a Pesaro con il vincitore Caleb Ewan, australiano che parla inglese, e con Simon Yates, inglese che parla inglese: il primo ha descritto la sua volata, che grazie al new deal (nuovo corso) della traduzione, è diventata ‘la mia fuga’, il secondo ha detto di aver visto il tracciato della crono, tradotto tempestivamente in un ‘ho visto la gara’. Un modo nuovo di offrire le interviste che ricorda la versione automatica di certi social: su Instagram, sul profilo della Trek, si dice che Ciccone ‘ha preso più punti per mettere la sua testa nella classifica delle montagne e si è assicurato di indossare la maglia azzurra nel giorno di riposo e qualche giorno oltre’. Forte di un’esperienza che in passato le ha consentito di tradurre al meglio i suoi telecronisti dall’italiano all’italiano, la Rai sta già correndo ai ripari: ora cerca un traduttore in grado di tradurre la traduttrice.
Y come Yates. Nel senso di Simon, uno dei favoriti del Giro. Da non confondere con Adam, il fratello gemello: nel loro caso, riuscirci è già un’impresa. Forti entrambi, avrebbero potuto correre insieme un Giro bagnato come questo: l’ideale per due gocce d’acqua. Sono talmente identici che potrebbero alternarsi nel correre le tappe, un giorno uno e un giorno l’altro: non se ne accorgerebbe nessuno. Lo conferma persino la Apple, che per loro ha dovuto adattare l’ultimo modello, eliminando il riconoscimento facciale. Con grande sportività, Simon ha accettato di correre il Giro da solo pur potendo godere di un vantaggio: costringere i rivali a scervellarsi per capire quale Yates tener d’occhio. Con grande sensibilità, per aiutare squadra, avversari e giurie a distinguerli, uno dei due si è fatto uno sfregio sul mento: ancora non si è capito bene chi, fra Adam e Simon, ce l’abbia.