Se ne parla anche al Giro d’Italia: sicurezza. Non solo per i corridori in corsa, ma anche (ma soprattutto) per i ciclisti sulla strada. Quelli che vanno a scuola, al lavoro, al mercato, a spasso, a zonzo. E che tornano a casa acciaccati. O che invece di tornare a casa, vanno in ospedale. O che a casa non tornano più.
Al Giro d’Italia c’è Paola Gianotti: fa tutte le tappe, un giorno prima, da ambasciatrice dell’avventura ma anche dell’attenzione, della prudenza, della sicurezza. E al Giro d’Italia c’è Marco Scarponi: per la Fondazione Michele Scarponi, il fratello, ogni giorno sulla Rai si presta, si adopera, si prodiga perché la strada non sia terra di guerra, ma spazio comune e comunitario.
E di sicurezza scrive Sergio Deromedis. Con “Il manuale delle piste ciclabili e della ciclabilità” (Ediciclo, 368 pagine, 48 euro) spiega come ideare, pianificare, progettare, promuovere e gstire le infrastrutture ciclabili. Lui se ne intende: ingegnere, dal 1998 si occupa di ciclabilità come tecnico, ed è il direttore sostituto dell’Ufficio infrastrutture ciclopedonali della Provincia autonoma di Trento. E così ha progettato e diretto i cantieri di oltre 50 infrastrutture ciclabili, 200 km di piste ciclopedonali, 3 bicigrill, 16 ponti e altre opere.
Il quadro è completo: tra normative e valutazioni, tra lavorazioni e costi, con fotografie e tabelle, con disegni e grafici, Deromedis si occupa dai piani alle pianificazioni, dalle rampe agli scivoli, dalla segnaletica orizzontale a quella verticale, dalle intersezioni ai bivi, dai dissuasori ai contabici. Le piste ciclabili sono vie preferenziali e, anche, assistenziali. C’è chi non le ritiene indispensabili, come Gianni Bugno, il presidente dei corridori professionisti. Ed è vero che, realizzate su certe strade strette, creerebbero altri problemi. Ma in attesa che istruzione e cultura diano i risultati a lungo termine, in quello breve, se non le piste, almeno le corsie sono importantissime. Intanto, nella tappa a cronometro da Riccione a San Marino, i primi 400 metri si correvano su una pista ciclabile dipinta di rosa.
Per esempio, pagina 83: “Il corpo umano è stato ‘progettato’ per viaggiare a 5 km/h e per sopportare impatti con velocità nell’ordine di 30 km/h”. Tant’è vero che: “Essere investiti a 70 km/h equivale a cadere dal quinto piano con una probabilità di morte superiore al 90%; un investimento a 50 km/h equivale a cadere dal terzo piano con una probabilità di morte del 50-80%; un investimento a 30 km/h equivale a cadere dal primo piano con una probabilità di morte inferiore al 10%”.
In Italia muore un ciclista ogni 35 ore: una strage silenziosa. Contemporaneamente l’economia fondata sulle biciclette sta decollando: un successo commerciale, che è anche uno stile di vita, una filosofia di viaggio, una categoria del pensiero. Chi pedala studia meglio, lavora meglio, vive meglio, è più felice. Merita di essere protetto. Demerodis, con il suo manuale tecnico e pratico, offre un contributo prezioso.
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