C come Campenaerts. Nel senso di Victor, belga, fresco primatista dell’ora. E’ il ciclista diventato popolare un paio di anni fa quando, al termine di una crono, si aprì il body sul traguardo per mostrare in mondovisione l’invito ad una ragazza che corteggiava (‘Usciamo, Carlien?’): chiuse quella tappa tra gli ultimi, spiegando di non esser stato frenato né da problemi meccanici né di salute, ma soltanto di cuore. E’ al terzo Giro e punta a fare meglio degli scorsi anni: essendosi ritirato una volta dopo 16 giorni e l’altra dopo 17, la tappa che ha nel mirino è la diciottesima. Corre con una squadra del suo Paese perché quella olandese nella quale gareggiava prima ha imposto ai suoi atleti di essere rasati: il suo problema era che, costringendo i compagni ad aspettarlo, faceva venire a tutti la barba. Alla Lotto adesso è al posto giusto: la squadra conta su di lui per le cronometro, nelle altre tappe è una scommessa. Ripresentandolo in Italia, i suoi tecnici gli hanno chiesto di dare il meglio di sé nelle prove contro il tempo: c’è il sospetto che non abbia inteso bene, perché nella prima settimana, tutta pioggia e vento, ha corso un giorno con un trench, un altro con l’ombrello, un altro ancora col cappellino da pescatore e le calosce. In un modo o nell’altro, è riuscito ad arrivare al suo secondo appuntamento, la crono di San Marino, nella quale, presentandosi a 50 minuti dalla maglia rosa, potrebbe stabilire un altro record dell’ora: neanche a metà Giro, averne già una di ritardo.
C come Carboni. Nel senso di Giovanni. Ha 23 anni, corre con la Bardiani Csf e veste la maglia bianca: al primo Giro è il migliore dei giovani. Nel suo caso, anche dei Giovanni. Ha una fidanzata ciclista, Arianna Fidanza, figlia d’arte: quando dice ai compagni ‘sono al telefono con la mia fidanza’, si riferisce a lei. Quando invece dice ‘sono contento di andare in bianco’, si riferisce alla maglia che indossa. Da quando è leader di questa speciale classifica, ha cambiato un po’ di abitudini: dopo ogni tappa brinda col Biancosarti, prima del via butta giù un bianchino. A tavola chiede solo riso in bianco, quando si ritiene sazio interrompe la cena, di punto in bianco, per andare in camera a vedere un film: rigorosamente in bianco e nero. Con Bruno Reverberi va d’accordissimo: come il suo manager, è uno che ama mettere le cose in chiaro, meglio se in bianco. Amante delle salite, è attirato dal bianco delle vette alpine: a chi gli chiede se tema Gavia e Mortirolo, replica secco ‘avrei preferito il Bianco’. Dalla squadra ha avuto carta bianca, non mostra soggezione nei confronti dei big di classifica perché in mezzo a loro non si sente una mosca bianca. La tappa marchigiana gli regala l’emozione di passare dal suo paese, San Costanzo, nell’entroterra di Pesaro Urbino: se non riconosce nessuno non è per la velocità, ma perché tutti i suoi concittadini scendono in strada vestiti di bianco. Lo merita perché è già riuscito in un’impresa: essere la prima maglia bianca come il Carboni.
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