Pascal ACKERMANN. 10. Fa una volata pazzesca, dopo essere stato pilotato alla grande dai suoi Bora. Parte deciso come una palla di cannone, ad oltre 200 metri dal traguardo. Sorprende tutti, anche se stesso, impiegandoci un po’ a capire quello che è stato capace di fare. Vince la sua prima tappa al Giro, ma con questo ragazzo, al quarto successo stagionale, dovranno ancora fare i conti.
Elia VIVIANI. 8. Ackermann gli prende il tempo e lui lo perde a curare Gaviria. Certo, non c’è da stare allegri, ma visto come il veronese ha reagito, io sono più che soddisfatto: Elia c’è.
Caleb EWAN. 6. Parte benissimo, bello proteso in avanti come è solito fare, accartocciandosi sul palmer anteriore, ma la posizione sarà anche performante, il risultato un po’ meno.
Fernando GAVIRIA. 5. Non entra mai nel vivo della volata. C’è, è lì, ma lì rimane.
Davide CIMOLAI. 6. Fa una buona volata, ma se per una volta si mettesse d’accordo con Sbaragli non sarebbe meglio? Piazzati entrambi. Bene, ma si direbbe a scuola: i ragazzi potrebbero fare di più.
Giacomo NIZZOLO. 9. Fora a 9 km dal traguardo. Più che battezzare una ruota è da battezzare.
Giulio CICCONE. 7. È partito con un obiettivo ben chiaro in mente: portare a Verona, e poi a casa, una maglia del Giro. Quella designata è di colore azzurro: premia il miglior scalatore della corsa rosa. Lui in salita si trova a proprio agio come l’aquila reale nei cieli. Vola alto Giulio, lasciatelo fare.
Marco FRAPPORTI. 8. Pronto, via. È così il 34enne corridore bresciano di Gianni Savio: incontenibile. Ricomincia il Giro come l’aveva finito: attaccando. È nella sua natura, è la sua vera “mission”: mettercela tutta per farsi vedere, per portare a spasso la maglia della Androni Giocattoli Sidermec. È una garanzia di efficacia e resistenza. Per questo lo vedremo ancora là davanti, statene pur certi.
Mirco MAESTRI. 8. Il paperino della CSF Bardiani non si fa pregare e entra nella fuga di giornata in compagnia di François Bidard (Ag2r La Mondiale), Marco Frapporti (Androni Sidermec), Lucasz Owsian (CCC), Sean Bennett (EF Education First), Damiano Cima (Nippo Fantini), Giulio Ciccone e William Clarke (Trek Segafredo). Il 26enne corridore reggiano è come Frapporti un attaccante nato, ora deve provare a buttare la palla dentro.
Mikkel Frolich HONORÈ. 13. È il danese della Deceunick-Quick-Step. Parla 13 lingue, dialetto trevigiano compreso, visto che è fidanzato con Marilisa, figlia di una collega e amica del ciclismo, Tina Ruggeri. Alé alé Honoré!
Gianni MURA. 10. Tempi. Anche il grande Gianni Mura, nella sua rubrica settimanale su Repubblica “Sette giorni di cattivi pensieri”, parla di tempi. Non quelli fatti registrare da Roglic o Nibali, ma di tempi di lettura in coda ad ogni singolo pezzo che la Gazzetta ha deciso di segnalare con la nuova riforma grafica. Che centri poco con il ciclismo questo interessa quasi niente, anche perché trattandosi di Mura, Gazzetta e lettura, il ciclismo invece ci sta tutto. L’interrogativo che si pone Gianni è sacrosanto: cui prodest? «È un’informazione in più, ma non richiesta. Anzi la considero un’intrusione», scrive. Altra domanda: «Ma 50 righe di Fabio Volo e 50 righe di Claudio Magris hanno lo stesso tempo di lettura?». E chi come me magari si rilegge con gusto quanto Gianni Mura ha scritto, come dovrebbe sentirsi: lumaca o furetto? Il ciclismo è uno sport veloce che ha necessità però di una narrazione lenta, ma forse è la lettura che non deve avere fretta, perché ha bisogno di tempo e non di tempi.
Indro MONTANELLI. S.V. «Il Giro d‘Italia ha uno strano potere, quello di trasformare in domenica ogni giorno della settimana. Da quell’ormai lontano sabato 24 maggio in cui prendemmo l’avvio da Milano, noi abbiamo dimenticato che esistono nel calendario i lunedì, i martedì, i mercoledì eccetera, i giorni lavorativi, insomma, quelli in cui ci si alza secondo l’orario d’ufficio e s’indossano i panni della fatica e ci si affretta al negozio o all’officina, assorti in cure varie, punti dal timore di arrivare in ritardo. Il Giro non ha orario». Serve un voto?