A metà degli anni ’60 mentre ancora, soprattutto in Italia ma non solo, si continuava ad aspettare invano il nuovo Coppi, apparvero sulla scena ciclistica Gimondi e Merckx che seppero catturare l’attenzione e la passione degli sportivi con imprese, duelli, vittorie e sconfitte che hanno suscitato emozioni indimenticabili per chi le ha convissute.
Nel frattempo era cambiato lo scenario e sullo sfondo non c’era più un’Italia sconvolta dalle macerie della guerra che cercava nello sport riscatto e speranza come negli anni di Coppi e Bartali. Non c’era più il ciclismo “immaginato” leggendo i racconti dei grandi inviati, prestati allo sport, che portarono la letteratura nelle pagine sportive, o fantasticato con le cronache radiofoniche, ma quello che tutti potevano vedere e seguire chilometro per chilometro ogni giorno in diretta tv.
Giorgio Martino che per trent’anni ha raccontato il ciclismo per la Rai, rivive Il lungo periodo di Gimondi e Merckx che dal 1965 al 1978 ha attraversato una nuova epoca con nuove realtà sociali: dai Beatles alle contestazioni giovanili, dal Sessantotto al primo uomo sulla Luna, dalle manifestazioni studentesche alla Guerra in Vietnam. Un’epoca in cui è cambiato il modo di vivere e raccontare il ciclismo.
Con loro, soprattutto con i numeri di Eddy Merckx, sono stati stravolti gli albi d’oro, riscritti i primati, aggiornati i record. Con loro si è riaccesa la fantasia degli inviati e, ancora di più, la fantasia dei tifosi che hanno trovato nuovi motivi di passione in una rivalità fatta di voglia di vincere cannibalesca e di formidabile caparbietà di chi non vuole arrendersi mai.
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