L’addio di BMC non è bastato a separare Fabio Baldato dalla Continuum Sports di Jim Ochowicz. Il DS vicentino ha infatti appena cominciato la sua decima stagione in ammiraglia con la squadra che fino all’anno scorso era statunitense, ma che da quest’anno è polacca, il CCC Team. Nonostante diversi interpreti siano cambiati, la colonna portante del team, tra cui lo stesso Baldato, è rimasta la stessa.
Dopo poco meno di due mesi di corse, com’è il primo bilancio di questo progetto?
«Positivo. Il nuovo progetto prosegue bene. Alcuni corridori e buona parte dei membri dello staff sono rimasti gli stessi di quelli che erano in BMC. Abbiamo avuto qualche innesto dalla CCC che è il nuovo main sponsor, anche se la vecchia formazione Professional polacca è diventata il nostro Development Team, dal quale speriamo di poter pescare alcuni corridori da lanciare nel WorldTour prossimamente. Nello staff c’è una buona base italiana, perché ci siamo Valerio Piva, Gabriele Missaglia ed io, oltre a Piotr Wadecki che parla un ottimo italiano. I due gruppi comunque si stanno venendo incontro e l’inizio è stato più che buono».
L’impronta è fortemente polacca…
«Gli interessi principali del nostro sponsor sono principalmente in Polonia e, in generale, verso l’Europa dell’est. Quindi sicuramente continueremo ad avere una forte matrice polacca anche nei prossimi anni. CCC è un marchio di calzature e scarpe che si sta affacciando anche sul mercato tedesco e austriaco ed è in continua crescita. Per questo motivo correremo molto anche in questi Paesi, anche se molte corse magari saranno prerogativa del team di sviluppo. La Polonia è sempre stato un paese con una grande passione per questo sport, sin dai tempi di Moser e Saronni con Lang e Piasecki, e ai miei tempi con Jaskula e Spruch. Quindi non è sicuramente una nazione che ha scoperto da poco il ciclismo».
Sono arrivate subito tre vittorie: si aspettava questo inizio?
«Abbiamo cominciato bene, senza dubbio. Forse avremo potuto ottenere ancora qualcosa in più, ma per il momento va bene così. Ho visto tanto entusiasmo nei ragazzi e questo è un aspetto positivo. Chiaramente gran parte della pressione è sulle spalle di Greg Van Avermaet».
Ieri alle Strade Bianche Van Avermaet è stato protagonista ma nel finale ha pagato qualcosa: ora c'è la Tirreno-Adriatico. Con un percorso alleggerito, Van Avermaet potrebbe puntare alla classifica generale?
«Greg ha corso per vincere la Strade Bianche, purtroppo i giochi di squadra lo hanno un po' penalizzato. Ma ha già voltato pagina e pensa ora alla Tirreno-Adriatico, corsa nella quale ci vorrà provare sicuramente. Il percorso è più semplice ma non è comunque facile, perché, per esempio, nella tappa di Montegranaro non c’è un metro di pianura e per rimanere coi migliori bisogna avere grandi gambe. Sarà importante fare bene anche la cronosquadre. All’UAE Tour ci siamo ben comportati pur non avendo gli uomini più adatti e, da questo punto di vista, bisogna ringraziare il nostro coach Marco Pinotti che sta facendo un grandissimo lavoro».
Dal momento che è Van Avermaet l’uomo simbolo della squadra, si può dire che per voi le classiche del pavé rappresentino il momento più importante di questo 2019?
«Sì, per noi è il momento clou della stagione, almeno fino alla Parigi-Roubaix. Il bilancio di quest’anno dipenderà molto da come andranno queste corse. Greg è pronto e la squadra anche. Abbiamo corridori come Van Hoecke e Van Keirsbulck, ma anche i polacchi Gradek e Bernas, che sono adatti al pavé e potranno dare una grande mano a Greg».
Van Avermaet come vive il fatto di avere quasi tutte le pressioni addosso?
«Greg è maturato molto in questi anni e sa vivere queste situazioni. È un corridore che ha già vinto classiche come Harelbeke, Gand-Wevelgem e Parigi-Roubaix; sa di avere la pressione addosso, ma sa anche come gestirla. Gli avversari lo marcheranno stretto e per questo motivo sarà importante che anche gli altri membri della squadra si facciano trovare pronti, provando a sfruttare le varie situazioni che si creeranno in corsa».
Oltre a lui da chi vi aspettate qualche buon risultato?
«Abbiamo un bel gruppo di corridori, solido. Una volta avevamo molte più prime donne, mentre adesso siamo più uniti e compatti. Nel nostro roster ci sono soprattutto passisti veloci, quindi i nostri obiettivi saranno principalmente le classiche. Abbiamo confermato in squadra il portoghese Amaro Antunes, di cui ci avevano parlato molto bene e che ha iniziato col piede giusto questa stagione, dimostrandosi forte in Algarve. Poi c’è Victor De La Parte, che arriva da due anni di Movistar ed è un corridore d’esperienza che ci potrà dare una grande mano nelle corse più impegnative, oltre al fatto che era già stato in CCC nel 2016. Per le corse a tappe non abbiamo molte soluzioni, ma gente come Alessandro De Marchi, Serge Pauwels e Simon Geschke potrà lottare per vincere delle tappe nei Grandi Giri».
Avete due italiani in rosa: da velocista a velocista, quali consigli sta dando a Mareczko?
«In Mareczko ho visto grande impegno, negli allenamenti e nel lavoro a casa. Lui sa che il suo punto debole è riuscire a rimanere in gruppo nelle salite, ma sta migliorando molto. Da domani sarà alla Parigi-Nizza dove speriamo possa ottenere qualche buon risultato, ma sarà anche importante che riesca a finire la corsa, superando le salite senza soffrire troppo. Messo a posto questo dettaglio, le potenzialità le ha sicuramente e negli ultimi 200 metri ha già dimostrato di poter battere chiunque. Deve maturare, ha le capacità per farlo e sono convinto che farà qualcosa di buono. Lavorando così si guadagnerà un posto anche in un Grande Giro».
E De Marchi invece?
«Un’assoluta garanzia. Quest’anno è partito anche meglio del solito, facendo subito buone prestazioni alla Valenciana e all’UAE Tour. Son sicuro che più avanti nella stagione potrà farci vedere grandi cose, è uno di quei corridori su cui puntiamo per le vittorie di tappa nei Grandi Giri. Uno dei motivi per cui è rimasto qui è che sa che avrà un po’ di libertà per andare a caccia di un risultato personale. Correrà il Tour de France e poi probabilmente la Vuelta a España».
Già fatta la selezione per il Tour de France?
«Diciamo che è quasi decisa. Oltre a Van Avermaet ci saranno quelli che ho già menzionato, ovvero De Marchi, Pauwels e Geschke e poi due buoni cronoman come Joey Rosskopf e Patrick Bevin, che ha già vinto in Australia. Porteremo i più forti».
Al Giro d’Italia invece una selezione più sperimentale?
«Sì, per andare a caccia di una vittoria di tappa. Antunes e De La Parte sono due buoni scalatori che potrebbero anche puntare ad una Top10 in generale, ma al momento non è una nostra priorità».
Che paletti vi siete messi per il futuro dal punto di vista sportivo e manageriale?
«Il nostro patron Milek ci ha detto chiaramente di voler crescere e di voler dar vita ad un lungo progetto. Per i dettagli bisognerebbe chiedere a lui e a Jim Ochowicz, ma sono persone che preferiscono agire piuttosto che parlare, quindi sono fiducioso».
Il Team Sky sta attraversando un momento che voi avete dovuto vivere lo scorso anno. Troveranno uno sponsor secondo lei?
«Son convinto che un’organizzazione come quella del Team Sky riuscirà a trovare degli investitori. La cosa più difficile è trovare uno sponsor che possa offrire la stessa somma di quello che avevano prima. Noi lo abbiamo provato sulla nostra pelle, abbiamo dovuto ridimensionare il budget, rinunciando a corridori come Porte, Van Garderen e Dennis, pur mantenendo uno staff di assoluto livello. Non auguro certo alla Sky di dover affrontare le nostre stesse peripezie, credo che alla fine troveranno una soluzione, anche se magari il budget sarà un po’ differente».
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