È la creatività che ci frega. È il nostro genio o presunto tale la nostra condanna. Viviamo da tempo di ricordi e di stereotipi oramai lisi e consunti. Popolo di santi, poeti e navigatori, si diceva. Ma anche e soprattutto scaltri, imprevedibili e capaci di rimediare sempre e comunque anche e soprattutto quando ci si trova con l’acqua alla gola: e mi limito all’acqua.
Il Paese sta vivendo un preoccupante declino, la terra e non solo quella si sta sbriciolando sotto i nostri piedi, ma continuiamo imperterriti a pensare e a dire che noi italiani… Oh, come siamo bravi noi italiani a risalire la china. Sarà, ma intanto la china si sta tramutando in un preoccupante piano inclinato sul quale sfrecciano via velocemente come biglie le nostre speranze.
Lo so, potevo anche trovare un modo meno catastrofico di augurarvi un buon anno, ma il problema c’è e purtroppo sempre di più ci riguarda. Il punto di partenza, che è poi è anche quello di arrivo, è la vicenda di Davide Astori. A dieci mesi dal decesso del capitano della Fiorentina, la procura di Firenze ha iscritto nel registro degli indagati due medici: Giorgio Galanti e Francesco Stagno. Uno è di Firenze, l’altro di Cagliari. Per entrambi l’accusa è di omicidio colposo. Ma la cosa che colpisce è che con ogni probabilità, nonostante in Italia si effettuino gli esami di idoneità sportiva più seri d’Europa, qualcosa - in peggio - sta accadendo. Ecco che non è quindi più il caso di fare tanto gli stupendi.
ESAMI INSUFFICENTI. Per la procura sarebbero emerse gravi anomalie nel tracciato dell’elettrocardiogramma, aritmie ventricolari che potevano essere delle chiare avvisaglie, segnali della patologia che poi sarebbe costata la vita al capitano della Fiorentina. L’attenzione degli inquirenti si sarebbe spostata su di loro a seguito dei risultati della perizia per la quale era stato incaricato il professor Domenico Corrado dell’Università di Padova, tra i massimi esperti in materia di morte cardiaca improvvisa. Il quale asserisce: «Le indagini fatte su Astori erano ‘insufficienti’ per trovare la malattia che poi ha causato la sua morte». E ancora: «È una patologia silente non facile da individuare. Io non dico che erano sbagliate, posso solo dire che i due episodi di aritmie registrate in passato potevano indurre a fare ulteriori approfondimenti, come previsto dalle linee guida».
IL PROTOCOLLO. Ma cosa impone la legge? In Italia sono tenuti obbligatoriamente a sostenere la visita agonistica tutti i tesserati a una Federazione del Coni, a una disciplina sportiva associata o a un Ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni. Il protocollo di visita è nazionale ed è definito dalla legge: le Regioni ne stabiliscono l’attuazione e l’organizzazione. La certificazione, gratuita in Italia per minorenni e disabili, è specifica per ogni sport o disciplina praticata, è valutata dal medico certificatore (che deve essere per legge uno specialista in Medicina dello sport). La periodicità della visita è di norma annuale, salvo alcuni sport per la quale è biennale (golf e tiro con l’arco).
NON È UN FURTO. Come deve avvenire una visita? Oltre a un’approfondita anamnesi (intervista sulla storia clinica del tesserato, ndr) e alla visita clinica con valutazione di tutti gli organi e apparati, devono essere eseguiti un elettrocardiogramma a riposo e, successivamente, una prova da sforzo (step test) con valutazione del recupero dopo sforzo. Necessario è anche l’esame delle urine così come una spirometria per la valutazione della capacità polmonare. Secondo le più recenti linee guida, dopo i quarant’anni per gli uomini e i cinquanta per le donne, è consigliato un test da sforzo massimale. Mi sentirei di aggiungere, che per esami così delicati, importanti e approfonditi, pagare mediamente dai 40 ai 70 euro non è assolutamente un furto: anzi.
STRISCIA IL CERTIFICATO. Detto che da noi si svolgono da sempre i controlli più severi - così come da più parti ci viene anche riconosciuto - recentemente (4 dicembre 2018) «Striscia la Notizia» ha mostrato come spesso queste visite d’idoneità siano delle vere e autentiche farse. Basta andare su Youtube, scrivere Moreno Morello “visite sportive poco professionali” e vi renderete conto di persona di quello che dico e che sta accadendo, molto più di quanto pensiate, anche nel nostro Paese.
QUALCOSA SCRICCHIOLA. D’altra parte non è un caso che alla vigilia del via della Vuelta dello scorso mese di agosto, il neo direttore sanitario dell’Uci Xavier Bigard abbia richiamato tutti i responsabili sanitari del circuito di World Tour a tenere condotte sempre più rigorose, invitandoli ad effettuare esami sempre più approfonditi, mentre l’Uci si è posta l’obiettivo e - diciamo pure anche la missione - di controllare e verificare in fase di accertamento lo stato di salute dei corridori professionisti ricorrendo alla supervisione di un cardiologo con documentata esperienza di cardiologia dello sport, a causa delle troppe morti improvvise.
DISTURBI MENTALI. Insomma, tra chi fa poco, l’Italia emerge tra le nazioni certamente più attente e sensibili di altre realtà, ma qualche scricchiolio di troppo si comincia a sentire anche da noi. L’importante è che non si faccia spallucce, come spesso ci capita, e si chiuda ogni discorso con il classico “siamo italiani, siamo i migliori”. E in ogni caso, anche nelle emergenze, noi la sfanghiamo sempre. Qui c’è di mezzo la vita delle persone, dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. A proposito, una mano sulla coscienza la devono mettere i medici, le squadre e l’intero mondo dello sport, ma anche e soprattutto le famiglie e noi tutti che, prima o poi, siamo chiamati a farci fare un certificato di buona salute. Perché ad uno che accetta di farselo fare così, tanto per averlo, senza un esame approfondito, o magari si reca all’estero, dove neanche ti fanno un elettrocardiogramma, bene, il certificato di gravi disturbi mentali siamo in grado di fornirlo direttamente noi.
Editoriale, da tuttoBICI di gennaio