Oltre ad alcuni professionisti italiani rimasti appiedati per il 2019, ci sono diversi dilettanti di casa nostra ancora in attesa di una chiamata per fare il grande salto nella massima categoria. Nonostante i buoni risultati conquistati quest'anno tra gli Under 23 non sono ancora riusciti a strappare un contratto tra i grandi e continuano a sperare. È il caso di Simone Ravanelli, che (mal che vada) per la prossima stagione ha un posto sicuro nella Gavardo Biesse Carrera con cui quest’anno ha centrato 4 sigilli, ma vorrebbe tanto spiccare il volo nel professionismo.
«Da quando ho iniziato a correre a 8 anni, da G2, sono sempre cresciuto lentamente, anno dopo anno. Durante le prime due stagioni tra i dilettanti in maglia Palazzago mi sono fatto notare in gare importanti in particolare nei giri a tappe e le aspettative per il futuro sono diventate ben presto alte. I successivi due anni li ho affrontati in un team continental come la Trevigiani, incontrando un ambiente ideale per fare il salto di qualità, ma purtroppo sfortuna e malanni, tra cui anche la frattura dell'osso sacro l'anno scorso, hanno compromesso i due anni forse più importanti per la mia carriera» racconta il 23enne bresciano.
«Ogni volta che ricominciavo a pedalare non riuscivo mai ad esprimermi al massimo, come se avessi un limitatore; quest'anno mi sono accasato in Biesse Carrera Gavardo e finalmente è andato tutto per il verso giusto, mi sono ritrovato e ho dimostrato il mio vero valore. Ho vinto 4 gare tra i dilettanti, tre nazionali (Matteotti, Valdarno, Collecchio) e una internazionale (Trofeo De Gasperi), sono salito su due podi internazionali e ho colto svariati piazzamenti. Correndo per una formazione Continental ho avuto modo di gareggiare anche tra i prof, in alcune gare ho ben figurato come al campionato italiano di Darfo Boario Terme (15°), alla Coppa Agostoni (20°), che ho avuto l’onore di correre con la maglia della nazionale, e al Giro dell'Emilia, nel cui finale ero l'unico atleta di livello Continental nel primo gruppo, attorniato da corridori World Tour reduci dal mondiale di Innsbruck».
Qualche contatto con team professionistici c’è stato, ma come spesso accade al momento di concretizzare le trattative sono andate per le lunghe e Simone è rimasto con un pugno di mosche in mano. «Mi domando cosa debba fare un ragazzo di 23 anni per passare al professionismo - commenta - So di non essere un campione ma penso che in una squadra Professional potrei starci benissimo per supportare i capitani. Quello che chiedo è un'opportunità. Alla mia età sento il bisogno di progettarmi un futuro e mi trovo ad un bivio: continuare a correre con la mia squadra attuale, la Biesse Carrera Gavardo oppure smettere e guardarmi in giro. Quello che mi dispiace di più è che non ci sono solo io in questa situazione, ma tanti altri mie coetanei talentuosi ed è veramente un peccato per il movimento. Nel frattempo continuo ad allenarmi come se dovessi iniziare a gennaio, sia mai che arrivi qualche chiamata… Sarebbe un regalo di Natale fantastico!».