RAVANELLI: «COSA DEVO FARE PER PASSARE PROFESSIONISTA?»

CONTINENTAL | 13/12/2018 | 08:00
di Giulia De Maio

Oltre ad alcuni professionisti italiani rimasti appiedati per il 2019, ci sono diversi dilettanti di casa nostra ancora in attesa di una chiamata per fare il grande salto nella massima categoria. Nonostante i buoni risultati conquistati quest'anno tra gli Under 23 non sono ancora riusciti a strappare un contratto tra i grandi e continuano a sperare. È il caso di Simone Ravanelli, che (mal che vada) per la prossima stagione ha un posto sicuro nella Gavardo Biesse Carrera con cui quest’anno ha centrato 4 sigilli, ma vorrebbe tanto spiccare il volo nel professionismo.


«Da quando ho iniziato a correre a 8 anni, da G2, sono sempre cresciuto lentamente, anno dopo anno. Durante le prime due stagioni tra i dilettanti in maglia Palazzago mi sono fatto notare in gare importanti in particolare nei giri a tappe e le aspettative per il futuro sono diventate ben presto alte. I successivi due anni li ho affrontati in un team continental come la Trevigiani, incontrando un ambiente ideale per fare il salto di qualità, ma purtroppo sfortuna e malanni, tra cui anche la frattura dell'osso sacro l'anno scorso, hanno compromesso i due anni forse più importanti per la mia carriera» racconta il 23enne bresciano.


«Ogni volta che ricominciavo a pedalare non riuscivo mai ad esprimermi al massimo, come se avessi un limitatore; quest'anno mi sono accasato in Biesse Carrera Gavardo e finalmente è andato tutto per il verso giusto, mi sono ritrovato e ho dimostrato il mio vero valore. Ho vinto 4 gare tra i dilettanti, tre nazionali (Matteotti, Valdarno, Collecchio) e una internazionale (Trofeo De Gasperi), sono salito su due podi internazionali e ho colto svariati piazzamenti. Correndo per una formazione Continental ho avuto modo di gareggiare anche tra i prof, in alcune gare ho ben figurato come al campionato italiano di Darfo Boario Terme (15°), alla Coppa Agostoni (20°), che ho avuto l’onore di correre con la maglia della nazionale, e al Giro dell'Emilia, nel cui finale ero l'unico atleta di livello Continental nel primo gruppo, attorniato da corridori World Tour reduci dal mondiale di Innsbruck». 

Qualche contatto con team professionistici c’è stato, ma come spesso accade al momento di concretizzare le trattative sono andate per le lunghe e Simone è rimasto con un pugno di mosche in mano. «Mi domando cosa debba fare un ragazzo di 23 anni per passare al professionismo - commenta - So di non essere un campione ma penso che in una squadra Professional potrei starci benissimo per supportare i capitani. Quello che chiedo è un'opportunità. Alla mia età sento il bisogno di progettarmi un futuro e mi trovo ad un bivio: continuare a correre con la mia squadra attuale, la Biesse Carrera Gavardo oppure smettere e guardarmi in giro. Quello che mi dispiace di più è che non ci sono solo io in questa situazione, ma tanti altri mie coetanei talentuosi ed è veramente un peccato per il movimento. Nel frattempo continuo ad allenarmi come se dovessi iniziare a gennaio, sia mai che arrivi qualche chiamata… Sarebbe un regalo di Natale fantastico!». 

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COMMENTI
In bocca al lupo!
13 dicembre 2018 16:22 moris
Prima di tutto faccio un grosso in bocca al lupo a questo ragazzo, perchè il suo sogno possa avverarsi.
Mi permetto però una piccola osservazione, di carattere generale: negli anni '80 - '90 (quelli che conosco io), di atleti che vincevano 3-4 o anche più gare ogni anno ve n'erano parecchi, e pochi pensavano di poter passare perchè erano considerati risultati buoni ma non certi eccellenti. Però chi passava ha, chi più chi meno, avuto belle carriere.
Mentre oggi vedo tanti ragazzi voler passare dopo aver ottenuto qualche vittoria (anche se prestigiosa), o addirittura senza nemmeno averne ottenute, col risultato (purtroppo) di ritrovarsi a spasso (cioè disoccupati) dopo pochissimo tempo.
Forse non sarebbe opportuno un sistema di selezione (una volta esistevano i "punti"), o comunque almeno un'onesta analisi delle proprie capacità.
Saluti

Mai mollare
13 dicembre 2018 19:29 FrancoPersico
Caro Simone,
premesso che non la conosco personalmente, mi permetto di darle un consiglio: mai mollare, soprattutto a 23 anni.
Mi permetto di dirle, senza volerla in alcun modo demotivare o criticare, che conoscendo l'ambiente dei professionisti sin troppo bene, sono molti i ragazzi che passati nella massima categoria anche con 8/10 vittorie all'anno in gare nazionali ed internazionali restano a piedi dopo i primi due anni.
La colpa è di un movimento che non da continuità dalle categorie minori fino alla massima categoria.
Bene quanto ha fatto fino allo scorso anno la BMC, ovvero un vivaio giovanile in cui far crescere i giovani per seguirli fino al grande salto. Sappiamo poi dei problemi vissuti da questo team che si vedeva "rubare" i giovani talentuosi a colpi di € da parte di altri team. Ci sta anche questo, è mercato, ma non è etico.
Io sono per la pura meritocrazia e ristabilirei quella promozione che una volta veniva premiata con i punteggi. Raggiunti i punti richiesti dal regolamento si potevano aprire le porte che tutti voi sognate. Non necessariamente raggiunti i punti tutti “passavano”. Rispetto ad allora sono anche cambiati i confini del ciclismo, con budget anche 5 volte superiori per allestire uno stesso team degli anni ’80. E poi, mica poco rilevante, la fuga di sponsor verso altri sport o di aziende ritiratesi per la soffocante crisi economica.
Senza programmi a lungo termine, che contemplino un cammino condiviso tra atleta e team di “arrivo” diventerà sempre più difficile accasarsi.
Lei comunque ha la fortuna di essere in un team, tra gli U23, di enorme valore dove lavorano per portarvi maturi all’appuntamento sognato. Quindi, come detto in apertura, mai mollare, soprattutto a 23 anni.
Franco Persico (IM)

Mola Mia
13 dicembre 2018 21:47 thered
Io sto con Ravanelli, impossibile che un Corridore con questi numeri non trovi la Squadra giusta per valorizzarlo, o che vuole credere-puntare su di lui. E quindi io ripeto, io sto con Ravanelli

Scusate,
14 dicembre 2018 08:50 Fra74
non per fare il solito "bastian contrario", ma la VITA REALE e CONCRETA è ben altra, e dovreste saperlo. Non mi riferisco al giovane ciclista che, per carità, può anche lamentarsi di questa mancata considerazione sportiva. Il mio pensiero va ai vari "commentatori" come me: ossia, lo sappiamo tutti che nella VITA REALE non sempre si riesce ad ottenere ciò che uno meriterebbe, vedi lavoro e famiglia, in particolar modo, e lì non servono i punteggi. Ora, mi pare un poco UTOPISTICO il Vostro ragionamento: scrivete di "meritocrazia" ed altro. Belle parole, ma rimangono lì. Il Sig. Ravanelli, di cui non posso contestare il valore sportivo, e non mi permetterei mai, ha vinto ed avuto contatti. Vuoi per quello che giustamente Voi scrivete non ha ottenuto, ad oggi, la possibilità di passare Prof. Bene, questa è la VITA, una delle tante (spero per LUI, invece, poche) delusioni che dovrà affrontare. Si rimbocchi i "calzini" (è una battuta) e continui se la passione glielo permette,altrimenti come tanti altri giovani, accetti la REALTA' e cerchi di trovare una altra STRADA, magari più soddisfacente a livello personale e professionale. Senza polemica o critica, ma solo REALTA'.
Francesco Conti-Jesi (AN).

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