«Tutti i giorni tutti noi dobbiamo avere un sogno da realizzare. L’importante è però saper trovare la motivazione per realizzarli». Le parole sono quelle di Ivan Basso e Alberto Contador, campioni di un recentissimo passato e oggi fonte di ispirazione e spesso portano la loro testimonianza presso aziende e gruppi di imprenditori. Questa motivazione tiene a galla anche le squadre che ogni giorno si trovano a lavorare per un obettivo.
Come ritrovare la motivazione anche nei momenti difficili non è una cosa semplice ma ci sono episodi che possono spiegare al meglio questa reazione.
A dare il via alle risposte è Ivan Basso. «Tappa del Mortirolo al Giro 2015. A metà discesa Alberto buca in maglia rosa. Quando buca la maglia rosa solitamente c’è il fair play invece tre squadre attaccano. Gli passo la ruota e ne segue un’ora e mezzo d’inferno e grande tensione. In pratica una tappa compromessa in cui perdiamo tempo ed energie invece di guadagnare come avevamo deciso di provare a fare. Vado in hotel per fare l’analisi della tappa. Penso a cosa dire ma la rabbia e la fatica si fanno sentire. Arrivo da Alberto e dopo 2 minuti di interminabile silenzio Contador esclama: “Bassotto, hanno scatenato la bestia. Domani vado all’attacco”. Per questo dobbiamo saper cosa dire ai giovani che devono capire i propri limiti e riuscire a superarli e andare oltre le difficoltà. Se un ragazzo non ha un supporto, rischia di andare in crisi e di entrare in un mood negativo che lo porterebbe a disperdere il suo talento. Per questo bisogna motivare il gruppo ogni giorno, noi per primi».
La ricostruzione di quella giornata spetta anche a Contador. «Quella tappa del Mortirolo è stata la più dura della mia carriera sportiva. Recuperare su Landa e Aru non è stato semplice per vari motivi: sono arrivato al traguardo in uno stato pietoso. Lo sforzo è stato talmente violento che nel tragitto verso l’hotel ho iniziato a vomitare e non ho potuto cenare. Si è trattato di una tappa incredibilmente dura, al limite».
Basso incalza: «Eravamo in una situazione di grandissima difficoltà e ancora oggi portiamo ad esempio quella tappa. Il giorno dopo, per fortuna, la frazione da Tirano a Lugano ci concedeva respiro. Ma quando gli avversari hanno avuto un problema, il giorno seguente a 40 km dall’arrivo, non ci siamo scordati di quel gesto».
Ivan e Alberto concludono dicendo: «Bisogna saper trasformare il momento sfavorevole in opportunità. Alla fine abbiamo fatto sì che la tappa del Mortirolo rimanesse nella storia del ciclismo, mantenendo la maglia rosa. Nella vita e nello sport ovviamente non si cercano le difficoltà, ma se arrivano devi saperle affrontare».
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