L'ORA DEL PASTO. LA BICI DI GIOVANNINO (E MARGHERITA)

LIBRI | 08/12/2018 | 07:36
di Marco Pastonesi

Qui si racconta una storia d’amore. Quella fra Giovannino e Margherita. Giovannino ha 24 anni, ha ottenuto il permesso dal “signor Luigi”, suo padre, di ripetere tre volte ciascuno dei tre anni di liceo, totale nove, e si è innamorato di Margherita, che non solo ha 24 anni, ma è nata lo stesso mese e lo stesso giorno di Giovannino, proprio a dimostrazione che “il buon Dio mandò in terra due anime fatte con lo stesso soffio di vento”.


La storia comincia con il furto di una bicicletta, quella di Giovannino, “trovata incustodita davanti al cancello della villa del signor Luigi”, e che un “oriundo milanese” inforca. E’ vero che “compiuta una piacevole e lunga passeggiata, il promettente giovanetto, rintracciato, restituiva il velocipede ricevendo in compenso una non trascurabile quantità di scapaccioni”. Ma è anche vero che Giovannino “dovette recarsi a scuola a piedi”, “per supremo decreto del Destino”.


Margherita è, per Giovannino, la sua “unica consolazione”. Per lei stravede, tanto da confidare che “a un bel momento, ho visto due Margherite, davanti a me, invece di una sola come al solito”. “Ci sono due donne – gli ha spiegato Margherita -. La prima sono io e la seconda è un vecchio grande cartello pubblicitario delle biciclette ‘Bianchi’, appeso al muro dietro le mie spalle”.

“La scoperta di Milano” è il primissimo libro di Giovannino Guareschi (uscito a puntate e raccolto nel 1941, nel 2014 ripubblicato dal Corriere della Sera, Rcs Libri, 224 pagine). E c’è già tutta la leggerezza, la fantasia, la spensieratezza, l’ironia – tutte doti ciclistiche – dell’autore della saga di Don Camillo e Peppone. “Mentre per un uomo la bicicletta si compone semplicemente di una bicicletta, per una donna, invece, si compone di: una sottana a pantalone, un paio di calzoni lunghi, un paio di calzoni corti, tre maglie rispettivamente con maniche lunghe, corte o senza maniche; guanti di pelle, di filo, di corda; giacchettina di stoffa, di maglia o di tessuto impermeabile; berretto di panna, visiera di celluloide; occhiali neri, verdi e blu; tre tipi di sandali; borsetta da portare a tracolla, un cestino di vimini giallo azzurro o verde da issare davanti al manubrio; tre vestiti da donna a vivaci colori con annessi cappelli di paglia e fazzolettini di seta; un impermeabile trasparente con cappuccio; un coprisella di panno per non rovinare i vestiti, una reticella paraveste e altri accessori ben nichelati, e una bicicletta grigia”.

Giovannino e Margherita s’innamorano – sapessi com’è strano – a Milano. “Milano è allagata di biciclette: ed è giusto perché, per ogni macchina che riposa, almeno quattro biciclette lavorano”. Eh sì: “Tutti hanno una bicicletta: anche coloro che non la sanno usare. Si accontentano di passeggiare tenendo per il manubrio il loro velocipede. Alla domenica, le strade sono sommerse dalle biciclette”. Attenzione: la storia è ambientata fra il 1929 e il 1941. “Così ho portato il velocipede dal meccanico, gli ho fatto cambiare le coperture, i pneumatici, il manubrio, la sella, i parafanghi, la catena, i pedali, la forcella; l’ho fatto completare con cambio di velocità, fanaleria elettrica, frecce di direzione, contachilometri, portapacchi, porta giornali, carter, catarifrangente, cavalletto, freni a nastro e contropedale, paraveste, campanello automatico e lucchetto antifurto, ho comprato un paio di calzoncini corti, una maglietta rossa e gialla, un berretto bianco, un paio d’occhiali…”.

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