Senza bicicletta per 25 giorni. Vacanza di una settimana a Dubai, con Arianna e la piccola Lia. Da lunedì nuovamente in sella, per dare inizio a quella che per Diego Ulissi sarà la stagione numero dieci. «E per uno che ha ancora 29 anni sono davvero tante», ci dice il toscano residente da anni a Lugano.
«Ormai siamo un po’ svizzeri anche noi – dice a tuttobiciweb il corridore della UAE Emirates -. Abbiamo comprato casa, e da maggio siamo in una villetta in zona Cadro, un quartiere molto bello di Lugano. Stiamo bene, mia moglie si trova benissimo. Lia quest’anno andrà ancora all’asilo, ma dal prossimo settembre iniziano le scuole. Se sono vicino a Vincenzo? (Nibali, ndr): sono dalla parte opposta, ma ci troviamo spesso in allenamento. Ci sono giorni che sono con lui, con Fabio (Aru), con Enrico (Gasparotto), Domenico (Pozzovivo) e Dario (Cataldo): siamo proprio un bel gruppo».
Tutto è pronto: lunedì si comincia a fare sul serio, con il primo ritiro a Playa de La Pineda a Tarragona (dal 10 al 22 dicembre, ndr).
«È come il primo giorno di scuola, e credimi, ho sempre un po’ di emozione. Arrivi alla fine della stagione che sei stremato e non hai più voglia di vedere una bicicletta, ma dopo solo una settimana questa ti viene a mancare. Adesso mi sento prontissimo a ricominciare: ho proprio voglia».
Programmi?
«Quelli si faranno assieme con lo staff la prossima settimana. In linea di massima, però, dovrei correre due Grandi Giri (è molto probabile che corra il Giro e la Vuelta, ndr). Se farò il Giro di Spagna sarò molto contento, perché l’ho corso una sola volta in carriera (nel 2013, ndr) e penso che sia molto adatto alle mie caratteristiche. Ho ancora l’amaro in bocca per un secondo di tappa alle spalle di Joaquin Rodriguez (all’Alto de Naranco, sopra Oviedo, ndr) e mi piacerebbe poter vincere anche lì una tappa. Ricordo che dopo essere uscito dalla Vuelta sono andato molto bene e ho vinto in sequenza Milano-Torino, Emilia e Sabatini. In ogni caso la mia stagione dovrebbe cominciare in Australia, al Tour Down Under».
Cosa chiedi a questa stagione che sta per incominciare?
«Il team mi considera con un corridore vincente, quindi spero di non deluderli e vincere. La Sanremo? Magari, è una corsa pazzesca. Però anche le Ardenne…».
Dieci anni da professionista, 30 vittorie: quali quelle che hai più nel cuore?
«Le sei tappe del Giro sono in cima a tutto. D’altronde i bimbi crescono con il mito del Giro e sognano di poter un giorno essere lì a battagliare con i migliori. Di queste vittorie di tappa la più bella è quella di Asolo, che risplende luminosa. Poi c’è il Gp Montreal: grande corsa».
Dalla Svizzera alla Spagna, poi Natale…
«In Toscana. Torniamo a casa nostra. Natale a Empoli, dai genitori di Arianna, Capodanno a casa dei miei. Poi ai primi di gennaio si parte. C’è l’Australia e una stagione da vivere profondamente, senza tirare i freni».
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