Elia VIVIANI. 10. Chiude da re, all’ombra del Palazzo d’Oriente e fa tre. Tre vittorie di tappa, e che vittorie. Quest’ultima, un capolavoro assoluto, tutto astuzia, colpo d’occhio e potenza. Con tutto il rispetto per Morkov e Sabatini, oggi Elia fa de se e fa tre! Che poi sono 19 in stagione, 67 in carriera: 67 come la Quick-Step in questa stagione. Tre tappe a confermare una stagione strepitosa. Per il campione d’Italia è la svolta, ma non è finita qui: conosco Elia, e il bello ce lo deve ancora far vedere. È questo è il bello.
Simon YATES. 10. Tre mesi, una vita. Dal Giro alla Vuelta solo sono trascorsi soltanto tre mesi, ma in questo lasso di tempo il britannico della Mitchelton Scott ha imparato tutto velocemente e bene. Corre con grande lucidità, senza strafare. C’è chi nella propria vita ha pensato bene di rimanere attaccato all’etichetta l’attaccante nato, il Giamburrasca che attacca sempre e comunque. Lui questa parte la fa solo una stagione, poi decide che è meglio diventare campioni.
Enric MAS. 9. Mi sono già espresso piuttosto chiaramente: questo ragazzo ha tutto per diventare non un campione, ma un campionissimo. Ora per lui, come per tutti, inizia la parte più difficile: non volare, e mantenere i piedi ben saldi per terra. Solo con il lavoro si può crescere, solo se si cresce si può sperare di diventare qualcuno.
Miguel Angel LOPEZ. 8. Due podi nella stessa stagione, anche se mi aspettavo qualcosa di più sotto l’aspetto caratteriale: mi sembra troppo spesso in balìa di se stesso, dei suoi limiti e dei suoi nervosismi. Butta via tante energie per ingaggiare duelli con Quintana. Urge qualche lezione tattica: Martinelli e Shefer possono definire il loro campioncino. Perché il ragazzo c’è.
Steven KRUIJSWIJK. 7. È ormai una garanzia nelle corse a tappe: lui non sarà super, ma è di una regolarità disarmante: rassicurante.
Alejandro VALVERDE. 8. A 38 anni fa di tutto e di più: poi non ne ha più, ma merita ugualmente gli applausi. Maglia della classifica a punti. Due vittorie di tappa. Quinto posto finale: se queste cose riuscissero a farli tanti ventenni…
Thibaut PINOT. 7. Voleva una tappa, ne porta a casa due. Già che c’è resta là in cima alla classifica e chiude 6°: è un parziale risarcimento alla grande sfortuna del Giro, terminato in ipotermia in una stanza d’ospedale.
Nairo QUINTANA. 5. Non si è mai nascosto, ha immediatamente detto che non era in condizione, ma è da troppo tempo che Nairo non garantisce più una tenuta accettabile.
Jon IZAGUIRRE. 6. Deve portare a casa un po’ di punti per il Bahrain Merida, e alla fine ci riesce.
Emanuel BUCHMANN. 5,5. Bene le prime due settimane, poi chiude in affanno.
Vincenzo NIBALI. 6 tutto. Alla Gazzetta oggi ha chiaramente consegnato il proprio pensiero a Ghisalberti: è preoccupato, e per il Mondiale è indietro rispetto alle previsioni, e non vuole stelle e stelline, nemmeno stelle comete. Vincenzo è un campione, ed è chiaro che non si accontenti. Lui è sempre stato ambizioso, e la sua ambizione l’ha portato ad essere quello che è. Però bisogna ricordarsi da dove è iniziata la sua Vuelta. Caduta all’Alpe, frattura della vertebra, conseguente operazione, e poi con qualche chilometro nelle gambe è partito per la Vuelta. Tanta fatica, quanto l’impegno e le speranze. Poi il bilancio è quello che è, ed è chiaro che non sia soddisfatto. C’è ancora tempo, anche se lui non è abituato ad aspettare, ma in questo caso è bene essere anche un po’ paziente, visto che è convalescente. In ogni caso, in attesa che Fabio ritorni e i giovani ragazzi azzurri di Cassani crescano, per Innsbruck a Vincenzo non diamo alcuna stellina, ma per noi è e sarà sempre la stella cometa.
Fabio ARU. S.V. Era più facile fare le valige e tornare a casa. Invece arriva a Madrid, con un’ora di ritardo, ma ci arriva. È chiaro che la delusione è immensa, sia per lui che per noi. È chiaro però che questo non è Fabio Aru. Lo so, mi ripeto, ma io voglio ostinatamente pensare che il Cavaliere dei Quattro Mori non ha perso né il cavallo né tantomeno il talento. Un anno fa - non una vita fa - è arrivato 5° al Tour de France. Fabio deve solo resettare tutto. Metterci una pietra sopra, e farsi una bella vacanza rigeneratrice con Valentina. Gli anni non sono tutti uguali: questo è il mio augurio e la mia speranza.
Alessandro DE MARCHI. 8. Fa una Vuelta di sostanza, dove si mette in mostra, dà battaglia, tiene sempre alta l’attenzione e l’asticella dei sogni. Alla fine riesce a ottenere quello che voleva ottenere: una bellissima vittoria di tappa. È una delle certezze della nazionale di Davide Cassani: Alessandro è imprescindibile.
Gianluca BRAMBILLA. 6,5. Corsa regolare, va alla ricerca della condizione migliore in chiave Innsbruck, ma prova a tenere alto anche il buon nome di una formazione di livello come la Trek Segafredo. E ci riesce, meglio di tanti altri.
Davide FORMOLO. 4. Male, molto male. Corsa anonima, per un ragazzo che aveva in cuore ben altre ambizioni.
Rohan DENNIS. 8. Vuole la prima maglia, che poi è anche la prima crono: se ne porta a casa due. Di tappe.
Michal KWIATKOWSKI. 5,5. Aveva la possibilità di far vedere se tiene le tre settimane, ma ci arriva con la lingua di fuori, e anche per uno come lui – che è un mastino - è una sfida impossibile.
Tony GALLOPIN. 7. Una vittoria di tappa, molto bella, e poi anche una buonissima classifica.
Ben KING. 8. Si inventa due vittorie di tappa, belle e spettacolari. La Dimension Data, che aveva bisogno di un po’ di ossigeno, lo trova e ringrazia.