«Mi ha chiamato Fabio (Aru, ndr), poco fa. Era profondamente dispiaciuto per quello che è successo oggi. Non la finiva più di scusarsi, e di dire che in quel momento, dopo il grande spavento, gli sono saltati i nervi. Io gli ho detto di guardare avanti, di pensare solo a ritrovare serenità, e il colpo di pedale dei giorni migliori».
Ernesto Colnago ha voglia di parlare, dopo la grande delusione. A 86 anni non è facile digerire una giornata così, dove vede il proprio ragazzo volare per terra, finire violentemente contro un muro e poi assistere incredulo allo sfogo di un ragazzo che se la prende in favore di telecamere con la sua bicicletta.
«Hai sentito cosa ha detto, l’ha ripetuto più volte… quella c... di bici. La mia V2R è una gran bicicletta, e non posso nascondere a nessuno che ci sono rimasto non male, ma malissimo. Sapete quanti corridori in questi oltre sessant’anni di storia hanno corso con le mie biciclette. Conoscete la nostra storia. Capisco tutto e tutti, ma questo è un episodio molto brutto, che mi ha ferito. Accetto le scuse, ma chiedo a tutti rispetto. Fabio ha capito. Siamo stati al telefono un bel po’, non la finiva più di scusarsi, ero quasi imbarazzato. Capisco che sia davvero giù di morale, nulla gli gira per il verso giusto. È tutto l’anno che fa fatica, però gli ho ricordato che è un professionista e deve ricordarsi sempre che nel bene e nel male c’è chi ti guarda, dall’inizio alla fine. Oggi le tappe le vedi quasi tutte integralmente. Sei nell’occhio del ciclone sempre. Ho parlato anche con Giuseppe Archetti, il capo dei meccanici della UAE Emirates, meccanico di riferimento anche della nazionale italiana, mi ha detto: “Ernesto, la bicicletta non ha niente”».
A chiarire definitivamente l’accaduto è Matxin, il team manager della Uae, che ha consegnato a Claudio Ghisalberti sulla Gazzetta di oggi, la spiegazione della dinamica dell’incidente: «Gli si era incastrata la catena sull’11 e con la mano l’ha tirata per sbloccarla e metterla sul 12. Nel guardare sotto, a 70 all’ora è caduto».