Tibaut PINOT. 10. Sull’Alpe d’Huez di Spagna, vince un francese che ha cuore, gambe e zucca. Parte poco prima dei 6 km dalla vetta e fa il vuoto. Non guadagna tantissimo, ma si toglie la almeno la soddisfazione di portarsi a casa una tappa di peso e prestigio: quella che gli mancava, dopo averne vinte al Giro e al Tour. Poi c’è l’ultima settimana, e lui non è proprio l’ultimo arrivato.
Miguel Angel LOPEZ. 8. La sua Astana è da 10, con una condotta di gara aggressiva e violenta, lui ci mette tutto quello che ha: vorrebbe la tappa, ci arriva vicino, ma prende le misure. Dopo tanta battaglia, la montagna partorisce il topolino, ma per Superman il racconto è ancora tutto da scrivere.
Simon YATES. 7. Si difende attaccando, pure troppo. Per quanto mi riguarda, oggi il britannico mi ha ricordato molto quello del Giro: molto, troppo aggressivo. Poco, pochissimo sereno, piuttosto stizzito con Quintana e Valverde, ma cosa pretende? O li stacchi, o li lasci fare: non fa né l’una, né l’altra cosa. Si porta a casa 4” di abbuono, dopo aver fatto quattro scatti di cui poteva fare anche a meno. Se corre così l’ultima settimana, non lo vedo benissimo.
Nairo Alejandro VALVTANA. 5. Il ValvTana è la sintesi genetica e la crasi lessicale di Valverde e Quintana: due corridori dei quali non se ne fa uno. Corrono rincorrendosi, in certi casi aspettandosi, spesso disturbandosi. Spettacolo.
Steven KRUIJSWIJK. 6. Si difende con i denti, in una tappa che ha rischiato di essere per lui fatale.
Emanuel BUCHMANN. 6. Anche il tedesco fa una corsa conservativa, di resistenza e alla fine porta a casa la pelle, quando poteva finire scorticato.
Gianluca BRAMBILLA. 6,5. Tiene alto il nome dell’Italia che pedala, non è più un ragazzo però pedala con profitto. Il veneto chiude il tappone asturiano con un 11° posto di tappa, e risale al 13° posto nella generale: primo degli italiani. Il decimo posto è molto lontano, ma c’è ancora tanta strada da fare, e le cotte sono dietro l’angolo.
Rigoberto URAN. 5,5. Perde contatto dai primi a 6,5 km dal traguardo. Parte con buoni propositi – oggi attacco -, ma è alla sera che si fanno i conti e si tirano le somme: e i conti oggi non tornano.
Enric MAS. 7. Crescita esponenziale di questo ragazzo delle isole Baleari. Ha solo 23 anni, ma si intravede chiaramente il talento. In questa tre giorni montana è cresciuto in maniera evidente: ha stoffa, ha motore, ha talento.
Ivan Garcia CORTINA. 7. In fuga da due giorni, ci prova fino alla fine, ma lo riprendono quando al traguardo mancano 8 km al traguardo. Il ragazzo ha stoffa e talento, tenetelo d’occhio.
Bauke MOLLEMA. 5,5. Meriterebbe un 8, per la voglia, la costanza e l’ostinata ricerca della fuga e della vittoria, ma non gli va bene, neanche oggi.
Fabio FELLINE. 6,5. Fa da badante a Bauke Mollema, lo segue come un’ombra. Lo assiste e lo accudisce, ma poi sull’impulso folle imposto dagli Astana, la fuga del mattino si dissolve, e il grande lavoro del piemontese evapora in un attimo. Peccato, meritava di più.
Fabio ARU. 4. Oggi l’accumulo di fatica si fa sentire, e la testa non basta più. Già in difficoltà sul secondo passaggio sul Mirador del Fito, il sardo alza bandiera bianca quasi subito, non appena inizia l’ascesa finale verso i Laghi: Fabio oggi è naufrago e va alla deriva. Peccato.
Valerio CONTI. 6,5. Entra nella fuga di giornata con Ivan Garcia Cortina (Bahrain-Merida), Imanol Erviti (Movistar), Ben King (Dimension Data), Pierre Rolland (Education First-Drapac), George Bennett, Danny Van Poppel (LottoNL-Jumbo), Tao Geoghegan Hart (Team Sky), Bauke Mollema, Fabio Felline (Trek-Segafredo), Nick Schultz (Caja Rural-Seguros RGA) e Nicolas Roche (BMC Racing Team). Fa il suo, fino in fondo.