Simon YATES. 10. All’inglesino non devi ripetere le cose due volte, impara subito. Al Giro ha gettato al vento una quantità industriale di energie, tradotto in watt. Qui è venuto per mettersi alla prova e dimostrare che la lezione l’ha appresa e anche molto bene. Oggi porta a casa il 7° successo stagionale, che è poi il 13° in carriera, ma quello che più conta è che si è vestito di rosso. Maglia di leader, per un corridore che pare avere tutte le caratteristiche per diventarlo ed esserlo nei prossimi anni. Forse già da subito.
Miguel Angel LOPEZ. 7. Ha gamba, condizione, motivazione, anche se sembra aver contratto la “quintanite”: sempre a ruota, con il braccino. Anzi, quando Nairo parte, non rilancia la sua azione, non ne approfitta: ne approfitterà Yates.
Alejandro VALVERDE. 7. Non sembra brillantissimo, ma su una salita come quella di oggi, con pendenze importanti, non c’è da fare tanto gli stupendi. Bada al sodo, e il sodo per lui è arrivare la davanti.
Tibaut PINOT. 7. Fatica con un matto per tenere le ruote, per non perdere il treno, per non precipitare nelle retrovie: finisce in crescendo, riportando alla fine un buon piazzamento.
Fabio ARU. 6. Non è super, l’ha detto anche lui, ma in ogni caso non sono poi tantissimi quelli che riescono a superarlo, a staccarlo, a distanziarlo. Arriva decimo, ad una manciata di secondi (39) da Simon Yates. Chiaro, non c’è da stappare champagne e nemmeno prosecco, ma non è nemmeno il caso di ingurgitare l’amaro calice. Fabio pedala con una testa grande così e le gambe che vanno forte ma non fortissimo. Al Giro proprio non c’era: non pervenuto. Qui, perlomeno, il motore c’è e riesce anche a fare una buona velocità, anche se non è quella massima, quella dei giorni migliori. Pronto a prendermi la mia razione di improperi, come Fabio si sta prendendo i suoi: ma nulla è da buttare.
Nairo QUINTANA. 6,5. Decide di partire a 2100 metri dal traguardo, con alla ruota il solo Lopez. Però non riesce a far valere il proprio passo in salita, non fa la differenza. Oggi si è anche mosso, non si può dire che non abbia cercato di fare la differenza, ma non c’è riuscito: questo è il problema.
Steven KRUIJSWIJK. 6. Il 31enne corridore olandese Dopo il 5° posto al Tour, vuole un piazzamento importante anche alla Vuelta (un anno fa 9°). Fa tutto molto bene, ma ne finale arriva con la lingua a penzoloni e la gambe in croce.
Enric MAS. 6. Lo spagnolo della Quick-Step chiude con un ottimo 6° posto, a pochissimi secondi dal primo. Nella generale è attualmente 8°: per la formazione belga un piazzamento da difendere e migliorare. Enric ce la può fare.
Rigoberto URAN. 5,5. È forse meno brillante di quanto pensassi. E’ un uomo di passo e resistenza. Uno da vette e pendenze, ma paga qualcosa. Ma è sempre li.
Jon IZAGUIRRE. 5,5. Che faticaccia. Nonostante Vincenzo gli prepari il terreno e tenga su l’andatura prima che si scateni l’inferno, nel momento in cui si scatena, lui si dilegua quasi subito. Fa una corsa diversa, più di contenimento e difesa, che di attacco. Si corre già per la difesa della posizione.
Tony GALLOPIN. 6. Non è brillantissimo, subisce la corsa e le pendenze, ma porta a casa la pelle.
Emanuel BUCHMANN. 5,5. Difesa acerrima e rabbiosa. Si aggrappa al manubrio, per non scivolare giù. Perde più di qualcosa.
Wilko KELDERMAN. 5. Ha alla sua portata la top ten, ma oggi paga e rimbalza.
Gianluca BRAMBILLA. 6,5. Fa la sua corsa, con intelligenza e dedizione. Deve dimostrare di avere una condizione buona, e lo fa. Nella generale è 14°, appena dietro Aru, a 5’32” da Yates: non è vicinissimo, ma nemmeno chissà dove.
Davide FORMOLO. 5. Anche oggi paga parecchio, un 20° posto ad oltre 3’ non è un buonissimo segno di salute.
Mikal KWIATKOWSKI. 7. Fa una tappa d’attacco, lottando su ogni passo sin dal mattino. Fa davvero una grande gara: meritava di più.
Vincenzo NIBALI. 7. Prima del gran finale, si posiziona per lungo tempo in testa a scandire il passo del gruppo dei migliori: e fa anche male. Il lavoro prosegue.
Dylan VAN BAARLE. 8. L'olandese del team SKY, ancora alle prese con i postumi della caduta di giovedì (travolto da un responsabile dell’organizzazione, che si è poi dimesso), si è ritirato anche per sottoporsi ad ulteriori controlli medici.