Ben KING. 10 lode. Una resistenza micidiale. Un testa a testa con Bauke Mollema rabbioso e sfinente, che premia l’americano di Capannori, che gestisce le forze, quelle rimaste, dopo una tappa tutta in fuga. Dei fuggitivi di mattina, quello messo meglio è il 29enne americano della Dimension Data (6'34''). Il Re, già vincitore ad Alfacar con arrivo in salita, è stato per diverso tempo maglia rossa virtuale, ma alla fine il premio c’è. Seconda vittoria in questa Vuelta, quinta in carriera. Una vittoria di assoluto peso e spessore. Bravo Ben bis.
Bauke MOLLEMA. 5,5. Ha una gran voglia. È giorni che va a caccia di una tappa, ma la troppa foga non è spesso buona consigliera. Dorme sonni profondi quando King e Mas guadagnano qualche metro, che poi diventano tanti, troppi. Lui scalpita, anche se la gamba nel finale non sembra quella dei giorni migliori, ma pare non sapere che in bicicletta sono tanti coloro i quali corrono non per inseguire un successo, ma solo per far perdere qualcuno: oggi tocca a lui.
Dylan TEUNS. 7. Il belga resiste al ritorno del gruppetto guidato da Lopez e Quintana. A denti stretti difende il suo podio, più che meritato, dopo una giornata tutt’altro che facile, trascorsa tutta in fuga.
Miguel Angel LOPEZ. 6,5. Si controllano tutti, ma nel finale sono in pochi a controllarlo. Parte e porta a casa qualche secondo. Non è molto, ma è sufficiente per far capire a tutti che lui c’è.
Nairo QUINTANA. 6,5. Sembra più sereno, rilassato, piacevolmente in equilibrio sulla sua bicicletta. Non ha il colpo del KO, ma in ogni caso la sua progressione fa male a tanti.
Wilko KELDERMAN. 6,5. Reattivo a prendere l’ultimo treno: arriva in orario.
Rigoberto URAN. 6. Se avesse disputato una crono iniziale migliore, oggi potrebbe essere messo ancora meglio, ma è dall’inizio che ve lo dico: i conti si faranno anche con questo vecchietto.
Ion IZAGUIRRE. 5,5. Arriva con la lingua a penzoloni, perde 6” dal trenino di Lopez, Quintana e Kelderman, poca cosa, ma non è un buon segno.
Simon YATES. 6. La sufficienza solo perché va in maglia (per 1”), ma in una tappa come questa ero tra quelli che si attendeva qualcosa di più.
Alejandro VALVERDE. 5. Bene sta bene, ma in tappe così logoranti e ricche di salite, il murciano paga il conto. In questo caso non lascia però la mancia, ma la maglia.
Rudy MOLARD. 5. A inizio tappa ha un problema con lo scarpino, come Cenerentola. Poi arriva in ritardo, e la maglia si trasforma in zucca.
Michail KWIATKOWSKI. 4. Oggi paga più di un minuto. Tra i big di classifica è quello che lascia per strada più minuti di tutti. Comincia ad andare in riserva, e quando la spia si accende…
Fabio ARU. 5,5. Era un giorno molto importante per il nostro Fabio, una tappa nella quale ci si aspettava indicazioni di un certo tipo. Concede a Lopez, Quintana e Kelderman 40”: tantini, soprattutto per la quantità di corridori che lo precedono. Tutto da buttare? Assolutamente no, io resto convinto che Fabio più andrà avanti, più metterà a punto il suo diesel. In generale è 11° a 1’08”: classifica cortissima, e la Vuelta è davvero appena cominciata.
Rafal MAJKA. 7. Si sobbarca gran parte del lavoro in salita per Emanuel Buchmann. Mena le danze come pochi, e con lui in testa al gruppo, restano in pochissimi.
Luis Angel MATÈ. 7. Pronti via il leader della classifica scalatori va via. Il corridore della Cofidis vince sia il Gpm di Puerto del Pico, quello all'Alto de Gredos e anche quello di Puerto de Peña Negra: tre gran premi per una gran gara.
Javier GUILLEN. 8. È il direttore di corsa alla Vuelta, e decide di ritardare di qualche minuto (7 per la precisione) la partenza per consentire al tre volte campione del mondo Peter Sagan di cambiare ruota dopo una foratura. Ci sono i regolamenti, ma anche il buonsenso.