Nacer BOUHANNI. 10. È un ribelle, una testa calda, un corridore che prende a pugni la bicicletta, e non solo quella. Fatica a tenere la barra dritta, e anche la bicicletta: anche oggi. Trentin ha qualcosa da dire e lo dice, ma Nacer è fatto così: prendere o lasciare. Tutto impeto e sregolatezza. In gruppo non lo sopportano neanche un po’, nel suo team (la Cofidis) hanno il loro bel daffare per contenerlo, indirizzarlo e consigliarlo. Oggi mette la ruota davanti a tutti, dopo una multa societaria: vi assicuro, non per eccesso di velocità. Dopo tre tappe al Giro, oggi vince la terza tappa alla Vuelta. Olé.
Danny VAN POPPEL. 7. È sempre lì, sempre in rampa di lancio, ma c’è sempre qualcuno che gli rovina la festa.
Elia VIVIANI. 6,5. Resta imbottigliato nelle retrovie, oltre alla quindicesima posizione, ed è costretto a fare una volata pazzesca tutta in rimonta e fa davvero un numero di alta scuola. Arriva terzo, zigzagando con classe infinita. Perché sia là in fondo non lo sappiamo, come sia arrivato lì nemmeno. Lui incantevole, io senza parole.
Simone CONSONNI. 6,5. Gli apparecchiano la tavola per provare a banchettare con i migliori. Arriva in orario, ma c’è chi era già seduto a tavola.
Matteo TRENTIN. 6. Bouhanni non fa una volata pulitissima, cerca la spalla del campione d’Europa che poi smette di pedalare. Forse avrebbe dovuto anche provare a resistergli, ma con Nacer è meglio non correre certi rischi. Ha fatto bene.
Giacomo NIZZOLO. 5. Anche lui al pari di Elia resta dietro in una volata convulsa e davvero difficile da interpretare, solo che il brianzolo non riesce a medicare una situazione già compromessa.
Vincenzo NIBALI. 7. Nel finale si va a prendere un po’ di fatica. Vento in faccia e pedalare, per un finale d’autore, con il suo inconfondibile stile: bello accucciato, con i gomiti larghi a fendere l’aria.
Fabio ARU. 7. Anche il Cavaliere dei Quattro Mori sta davanti, bello attento e concentrato. Si prodiga per l’uomo-jet Simone Consonni. Si fa in quattro per la squadra: cavaliere.
Wilko KELDERMAN. 6. È costretto a mettere piede a terra quando mancano poco meno di venti chilometri al traguardo. Il gruppo pedala a tutta, lui si ferma per un guasto meccanico (perde 1’44”). Insomma, per dirla alla Riccardo Magrini, oggi vince il premio “catena incatricchiata”.
Fabio FELLINE. 6. Ha già rischiato la carriera. Ha seriamente rischiato di smettere di correre due anni fa, quando nel tratto di trasferimento dell’Amstel Gold Race, il 28enne corridore della Trek Segafredo, finì per le terre procurandosi una frattura alla base del cranio, oltre ad una tripla frattura al setto nasale e un’altra ad un dito della mano. Oggi finisce con altri corridori contro un paletto piazzato in mezzo alla strada, posto appena dopo una curva bella secca e per nulla segnalata da nessun uomo dell’organizzazione. Anche oggi finisce per procurarsi una bella ferita in volto: non si può dire che Fabio non ci metta sempre la faccia.
Richie PORTE. 6,5. Il capitano della BMC Racing Team va all’attacco con Luis Angel Mate (Cofidis) e Jorge Cubero (Burgos BH). Tappa dura e di fatica. Dopo giorni difficili per via di alcuni problemi intestinali, oggi fa le prove per vedere se gli può tornare un po’ di appetito.
La VUELTA. 2. Felline rischia la faccia contro un paletto posto in mezzo alla sede stradale, protetto da cuscino, ma non segnalato da nessun addetto alla sicurezza. Come se non bastasse, le transenne in plastica – dico in plastica - volano in mezzo alla sede stradale e finiscono per travolgere diversi corridori. Va bene tutto, ma le varie commissioni sicurezza, World Tour, collegio di giuria e via elencando, non dicono nulla? Va tutto bene? E non è la prima Vuelta.