Tom DUMOULIN. 10. Prendono in giro il Team Sky per i suoi “marginal gains”, ma alla Sunweb battono tutti i record. Se il team di Geraint Thomas e Chris Froome studia tutto nei dettagli e per la crono vuole un body performante e spaziale (Castelli), per gli olandesi di Tom è sufficiente avere il body, perché già questa è stata un’impresa, visto che quello iridato di campione del mondo se lo sono dimenticato. Poi, dopo attimi di agitazione, hanno rimediato: “arginal gains”. Vince per un niente, perché Thomas tira su il piede dall’acceleratore. In ogni caso: bravò.
Chris FROOME. 9. Lo prendono anche per i fondelli, facendogli credere che ha vinto, invece è dietro per un secondo. Lui la prende bene. Come del resto tutto. Povero Chris, in questo Tour gli sono mancate solo le torte in faccia, per il resto ha preso di tutto, ma a me è piaciuto un sacco. Monumentale.
Geraint THOMAS. 1. Da SignorGregario, a SignoreGrandboucle. È il puntoG di una corsa senza punti esclamativi, senza punti di domanda, senza punti sospensivi. È il Tour del SignorG: punto. Numero 1.
Primoz ROGLIC. 5. Il voto dovrebbe essere anche più basso, ma non è il caso di infierire, non è bello e nemmeno giusto. Ha perso uno storico podio, facendo un balzo indietro inaspettato. Le fatiche dei Pirenei si sono fatte sentire, e se la crono dice sempre la verità, c’è ben poco da recriminare.
Damiano CARUSO. 6,5. Tredicesimo nella difficile crono di oggi, al termine di una corsa dura e faticosa. Tiene alto il tricolore, e di questo lo ringraziamo sentitamente.
Michal KWIATKOWSKI. 8. Resta seduto per un bel po’ sulla “hot seat”. Poi si deve alzare, per far posto, ma soprattutto applaudire. Grande gesto.
Ilnur ZAKARIN. 7. Pedala sotto sforzo senza nemmeno sbuffare. Va come una moto. Peccato che manchi dei fondamentali del ciclismo. Fatica a stare in piedi, non è in grado di affrontare una discesa senza che non vada a rischiare l’osso del collo. Se gli insegneranno a stare in bici, o gli metteranno le rotelline, questo ragazzo ha margini di miglioramento impensabili.
Peter SAGAN. 7. Sono solo 31 km, con qualche strappetto. La maglia verde è viola di botte, ma dopo aver scalato ieri i Pirenei, oggi per lui è stata quasi una giornata di riposo.
Andrea PASQUALON. 8. Parte con un handicap di 6 minuti, per colpa – guarda un po’ – delle forze di polizia, della gendarmerie francese, che in questo Tour ne combina una al giorno. Oggi è il giorno di Pasqualon, che va a fare la ricognizione scortato dalla polizia e la Gendarmerie sbaglia strada e il veneto con loro. Arriva al via della prova con 6’ di ritardo. La sua è una vera prova contro il tempo che fa senza nemmeno indossare il body: non c’è tempo. C’è da recuperare, perché rischia di finire fuori tempo massimo e, di conseguenza, finire fuori dal Tour. Lui ha un sogno, che non è solo quello di arrivare Parigi, ma sprintare sui Campi Elisi. Sempre che domani la Gendarmerie non lo prelevi per portarlo a fare un giro turistico sulla Senna su un “bateau mouche”.
Lawson CRADDOCK. 8. Domani a Parigi ci sarà anche l’americano di Houston, che aveva gridato alla base di avere ben più di un problema. Subito, alla prima tappa, cade sulle strade della Vandea e arriva al traguardo con il volto che è una maschera di sangue. Per lui, che non si fa mancare niente, anche una microfrattura alla scapola. Ritiro? Neanche per sogno: si va avanti. «Sono un texano, e sono duro a morire», fa sapere. Non muore, ma oggi dopo una fatica immane, si lascia andare ad un pianto liberatorio. Chapeau.
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