Primoz ROGLIC. 10. Saltava con gli sci, ora saltella anche in sella alla sua Bianchi. Salta sicuro sul traguardo di Laruns, prima vittoria slovena in questo Tour. Fa un salto anche sul podio, per il momento. Ma domani nella crono sulle strade basche-francesi se lo giocherà. Lui è bravo a saltare, ma può anche far saltare il banco: come oggi.
Geraint THOMAS. 8. A vederlo pedalare non solo ha la terza settimana nelle gambe, ma anche la quarta. Ha il Tour in cassaforte. Bello al sicuro. Lui invita alla prudenza, non ha ancora voglia di festeggiare, ma è solo questione di tempo.
Romain BARDET. 6,5. Fa quello che può con quello che ha. Ogni tanto dà l’impressione di dormire sonni profondi, ma il problema vero è che quest’anno il francesino a questo Tour ci è arrivato in riserva prima di andare in riserva. Fa solo il pieno di amarezza.
Daniel MARTIN. 6. Non è fortunatissimo, e forse non è fortissimo, ma almeno è combattivo e dal suo punto di vista fa tutto quello che è nelle sue possibilità fare. Non c’è nulla da dire.
Chris FROOME. 7. Si difende come un leone (grazie anche a quella gazzella di Bernal, voto 8). Soffre, soffre davvero come un cane. Potrebbe mandare tutti a quel paese, ma da quel Paese lui che per anni è stato abile cacciatore, non vuol essere cacciato. Ora si è solo per un attimo allontanato dal podio, ma è ancora lì. Non salta, ma non è saltato. È sceso, per risalire.
Tom DUMOULIN. 7. Due scatti, per provare a vedere l’effetto che fa, ma c’è poco da fare contro la maglia gialla. Quello risponde colpo su colpo, con apparente e disarmante facilità. L’olandesone arriva alla crono finale con 2’05” da recuperare a Thomas. Sarà quasi impossibile. Se solo non avesse perso quei 50” per una foratura sul Mur de Bretagne e altri 20 per “scia prolungata”…
Peter SAGAN. 10. Arriva terzultimo, a 38’23” da Primoz Roglic. Ci arriva con la forza della disperazione, ingaggiando una sfida totale con il destino. La sesta maglia verde è conquistata già da tempo, ma la deve sudare, anche domani, come se fosse ancora sul Tourmalet.
Jakub FUGLSANG. 4. Voleva fare il capitano come Nibali e Aru: sì, come no.
Andrey AMADOR. 8. Come un po’ tutta la Movistar, aveva fin qui deluso. Oggi, finalmente, una tappa come si deve. Con una strategia e tanto agonismo. Il suo lavoro per Landa è efficace quanto importante. Prezioso.
Julian ALAPHILIPPE. 8. Va subito all’attacco appena può, appena il gruppo gli concede un po’ di spazio. Transita per primo sul Col d'Aspin e fa sua matematicamente la maglia “a pois”. La maglia punteggiata di pallini era un suo pallino.
Warren BARGUIL. 2. Un Tour da dimenticare, nel quale non solo non vince uno straccio di tappa, ma non riesce una volta che una a mantenere il ritmo dei migliori. In fuga ci puoi anche andare perché ti lasciano spazio, ma per vincere devi avere in ogni caso quel qualcosa che il bretone non ha: talento. Il 2 è volutamente severo, perché è da condividere con la regia della tivù francese che indugia sul corridore della Fortuneo. La Bretagna e la Francia hanno avuto un certo Bernard Hinault, se non capiscono la differenza, è giusto che il loro digiuno duri in eterno.