PRUDHOMME: BASTA FUMOGENI, SERVONO RISPETTO E SERENITA'

TOUR DE FRANCE | 20/07/2018 | 14:14

Christian Prudhomme, direttore del Tour de France, accetta di analizzare i fatti accaduti ieri. «La salita all'Alpe d'Huez è stata davvero disarmante, penosa, incontrollata. I corridori, gli eroi del Tour devono essere rispettati ed è quelloc he fa la gran parte del pubblico. Non bisogna fischiare né toccare i corridori, mai. Ieri, purtroppo, nella seconda metà della salita si è concentrata una folla incosciente. E anche se non è stato un facinoroso a far cadere Nibali, è pur sempre stato uno spettatore. E questo non deve accadere. Fino alla curva degli olandesi tutto è andato per il meglio, poi è scoppiato il caos».


E ancora: «Bisogna ritrovare la serenità, la gioia di applaudire, la belezza di far parte del pubblico del Tour. Dopo dieci giorni tranquilli, sono tornati in azione anche gli anti-Froome: rinnovo il mio appello alla calma. E soprattutto al rispetto dei corridori, mentre vediamo troppa genete che infastidisce i corridori, corre accanto a loro, cerca di farsi un selfie... Misure speciali per i Pirenei? Direi di no, perché sono salite "normali": quelle speciali e più impegnative da presidiare, per la loro conformazione particolare, sono l'Alpe d'Huez e il Mont Ventoux».


Infine, sui fumogeni: «Non si vedeva più niente. E c'era confusione dovunque. I fumogeni non hanno nulla a che vedere con il ciclismo. Si costringono i corridori a respirare un fumo nauseabondo e in più li si acceca. Non ha alcun senso, non si può continuare così».

 

 

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COMMENTI
IRRESPIRABLE!!!
20 luglio 2018 17:25 canepari
Mi è sempre piaciuto dire le mie impressioni a costo anche di “andare controcorrente” o di non adulare qualche amico/a che scrive o parla di ciclismo. Vengo subito al dunque: IL PROBLEMA DEL PUBBLICO DEL CICLISMO. Che non dovrebbe essere un problema bensì un valore aggiunto, una risorsa, una medaglia, rispetto al pubblico facinoroso e becero di tanti altri sport.
Cominciamo da lontano?
Dai, partiamo pure da lontano.
100 anni fa sulle grandi salite non c’era pubblico. Gli appassionati di solito lavoravano e quei pochi che potevano permettersi il viaggio avevano difficoltà a raggiungere i valichi pirenaici. Al contrario nelle pianure e nelle città c’era il campanilismo spinto di uno sport sanguigno e viscerale, nonchè lo scarso controllo della forza pubblica che non riusciva a prevenire anche qualche aggressione estemporanea (vedi Gerbi e altri 1904 sul Col de La Republique…) .Prima della guerra qualcosa cambia e grazie alle strade migliorate con stabilizzato o asfalto, abbiamo fotografie con centinaia di persone appassionate e ordinate sul Tourmalet o sul Vars o sulle “news entry” salite dolomitiche al Giro. Nell’immediato dopoguerra la gente aumenta decisamente e si comincia ad avere qualche disordine portato da risentimenti nazionalistici/sciovinisti (es Saint Gaudens, Bartali e la Nazionale… ). Dagli anni “70 in poi si assiste a sporadici episodi di intemperanza (es pugno a Merckx di Pra Loup) ma la gente del ciclismo di solito si sposta e partecipa ordinatamente. Negli anni 80/90 arrivano i camper e arriva il DIAVOLO, il primo che si vuol fare notare e sul quale indugia la televisione. I commentatori fanno a gara per sottolinearne la simpatia (?) e per sapere chi è e da dove viene. Orbene se il diavolo subisce tale benevole trattamento e viene inquadrato, allora perché non vestirsi da angelo, da drago, da omino Michelin, da supereroe, da cammello??? Perché non mostrare le proprie terga in favore di telecamera, visto che la regia non disdegna queste “simpaticherie”??? Ci si vanta poi con gli amici dicendo che i telecronisti “hanno parlato di me!” e “la TV mi ha inquadrato!”. In effetti chi aveva il microfono esaltava la stupida fantasia di questi sconsiderati che, invece di assistere ad un gesto sportivo di grande spessore, volevano soltanto mostrarsi e sorridere in favore di telecamere. Poi sono arrivati i “selfies” e pur di autoimmortalarsi i facinorosi sconsiderati avrebbero piazzato la telecamera del cellulare anche sul casco dei corridori. Per ultima la moda dei fumogeni. A mia memoria ricordo la comparsa degli stessi per la prima volta su Capo Berta in una Milano Sanremo di una decina di anni fa’. E anche qui “i giornalisti del microfono” non indugiarono ad esprimere compiacimento e stupore per la novità, invero stupida, importata dal calcio. Pensai: ok è una sciocchezza passeggera…. Il pubblico del ciclismo capirà che un atleta al massimo dello sforzo non gradisce il fumo. Invece la moda si è consolidata dato che il fumogeno permette di reperire dove alberga lo sconsiderato protagonista affumicatore. Questo mix di fumo, esibizionismo e particolare affollamento, mai stimmatizzato decisamente da chi avrebbe dovuto, sta portando ai disastri a cui abbiamo recentemente assistito. Adesso, finalmente, gli Organizzatori hanno capito che così non va; e i telecronisti si sono resi conto, in ritardo, che i deficienti non vanno incoraggiati. Ma un po’ di colpa ce l’ha chi ha avuto per anni la responsabilità della regia e il microfono in mano. E non ha fatto niente. Anzi….

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