John DEGENKOLB. 10 e lode. Prestazione super, come di tutto il team. Corsa e strategia perfetta. Il tedesco, che una Roubaix l’ha vinta, si prende la rivincita con la sorte e va a trionfare a fianco del velodromo. Dopo aver rischiato la vita e la carriera nell’inverno di due anni fa, il tedesco vive oggi la sua primavera.
Greg VAN AVERMAET. 9. Si carica sulle spalle tutto il team orfano di Porte e si tiene anche ben stretta la maglia. Arriva al riposo da leader. Da martedì, lo sa anche lui, sarà tutta un’altra corsa.
Peter SAGAN. 5. Sembra pedalare con grande facilità, ma ingaggia più un duello personale con Philippe Gilbert (voto 5) che con tutti gli altri. Tra i due c’è probabilmente un conto in sospeso, e alla fine i conti non tornano.
Yves LAMPAERT. 6. Parte come un indemoniato verso Roubaix, si porta dietro quei due. È probabile che si attenda il rientro di Gaviria, ma il colombiano, che in ogni caso dimostra di saper pedalare su questi terreni (voto 7), non riesce a prendere il treno.
Alejandro VALVERDE. 6,5. Sempre nelle prime posizioni, ben coperto, senza prendere aria, anche se oggi è difficile. Ma ottiene quello che vuole: arrivare al riposo in una posizione d’avanguardia. Guai a sottovalutarlo.
Tom DUMOULIN. 7. Nel finale prova a dare qualche scossone: c’è.
Chris FROOME. 6,5. Ad un certo punto lui e i suoi Sky fanno passare cinque minuti di vero panico a molti, ma poi in affanno un pochino ci va anche lui. Tutto sommato va alla grande.
Vincenzo NIBALI. 6,5. Non finisce nella polvere, ma porta a casa la pelle, senza strafare, con grande attenzione e lucidità. Resta per un attimo attardato dalla caduta di Uran, ma più che uno squalo è un furetto: veloce e agile come pochi.
Nairo QUINTANA. 7. Sorprende tutti, restando sempre là davanti. Alla fine ci prende anche gusto e si fa vedere bene da tutti. Da martedì le Alpi: si farà vedere.
Domenico POZZOVIVO. 7. È l’ombra di Vincenzo, là dietro al gruppetto dei migliori. Alla faccia del peso piuma.
Romain BARDET. 7. Corre due tappe in una, visti i continui pit-stop che è costretto a fare. Tre forature, tre cambi di bicicletta. È tutto un andare e tornare. Alla fine medica la giornata pagando solo 7 secondi: ha vinto.
Rigoberto URAN. 5,5. Finisce nel mucchio, e paga parecchio, pure troppo. Però guai a darlo per spacciato. Il colombiano oggi si lecca le ferite, ma da martedì farà sputare sangue a tutti.
Richie PORTE. 9. La maledizione della nona tappa. Come un anno fa: caduta e ritiro. Maledizione.
Dmitri KONISHEV. 8. È vero, i panni sporchi si lavano generalmente tra le mura di casa, ma è anche vero che Kittel – come qualche giorno fa vi avevo fatto presente – ha un atteggiamento platealmente ostile nei confronti del team. Non è un bel vedere: per lui e tantomeno per i suoi compagni di squadra che si prodigano per portarlo nella posizione migliore per disputare una buona volata. A sceneggiata si risponde con sceneggiata. Konyshev, suo d.s. alla Katusha, attacca: «E’ egoista, è pagato molto bene, ma pensa solo a se stesso. Durante le riunioni gioca con il telefono, è platealmente disinteressato». È chiaro e spietato. Dima lo mette a nudo e spalle al muro: davanti alle proprie responsabilità.