Daniel MARTIN. 10. Il nipotino parte come un razzo e non lo prendono più. Generalmente, quando parte, se non cade è letale. Ha una sparata che è davvero letale. Lascia tutti senza fiato, e anche lui senza respirare, in una progressione rabbiosa e potente è davvero eccezionale. Lo zio Roche sarà contento. Lui sulle strade di Francia, questa sera, si concederà un roché.
Pierre LATOUR. 8. Il giovanotto della Ag2r fa una rimonta rabbiosa, davvero apprezzabile, arriva a poco dall’irlandese, e alla fine batte per la rabbia un pugno sul manubrio. Ma il ragazzo c’è, e batte un colpo.
Alejandro VALVERDE. 7. Non vuole fare più del necessario, non ha interesse a inseguire vittorie di tappa perché lui in testa ha ben altro.
Julian ALAPHILIPPE. 4. Urlerà, parlerà, sbraiterà, ma c’è poco da fare cagnara: in bicicletta si pedala e si va. La sua squadra fa una tappa pazzesca, tutta con il vento in faccia, alla faccia di chi non osa mai. Alla fine, però, tocca a lui. E non c’è. O c’è poco. Troppo poco.
Damien GAUDIN. 7,5. Il portacolori della Direct Energie evade fin dal chilometro zero (è ufficiale: anche al Tour le battaglie iniziali sono oramai un ricordo) con il compagno di squadra Grellier, oltre a Smith della Wanty, Pichon della Fortuneo e Turgis della Cofidis. Passistone di comprovate capacità, Gaudin nel finale resta da solo e prova a fare il colpaccio.
Vincenzo NIBALI. 6,5. Prima medica e rimedia – con Haussler e Colbrelli, il resto della squadra è staccata, nel terzo gruppo con Roglic – al ventaglio portato dai Quick-Step. Oggi il siciliano si trovato a dover inseguire il gruppo di testa, in compagnia di Quintana, Zakarin, Fuglsang e Daniel Martin. Tutti colti di sorpresa. Poi fa il Muro a tutta senza farsi appendere. Il bello è che da una giornata così, dove ha rischiato di perdere tanto, è uno dei pochi a guadagnarci.
Greg VAN AVERMAET. 7,5. Lotta come un gladiatore, sul filo dei secondi. Sembra sempre essere sul punto di lasciare la maglia gialla, ma è solo uno scherzo ottico.
Chris FROOME. 5,5. Perde cinque secondi, su un traguardo che non gli sorride, ma li perde.
Rigoberto URAN. 5,5. Paga l’andatura folle, come tutti. Accelerazioni pazzesche che ti tramortiscono e ti fanno girare la testa. Alla fine gli gireranno anche gli zebedei.
Tom DUMOULIN. 5. Il cinque è solo e soltanto per la scia prolungata che fa in favore di telecamere con la VAR in agguato che puntualmente lo punisce con 20" di penalità. È chiaro che l’olandese è parecchio jellato. Fora a 5 km dal traguardo, e per l’olandese c’è solo da imprecare.
QUICK-STEP. 8. Via col vento, e via loro ci vanno sempre. Basta un alito di vento, uno starnuto, uno sbadiglio per seminare il panico. Non c’è volta che il team belga diretto dal duo Tom Steels e Davide Bramati, non colga l’occasione per scompaginare le carte, per mandare all’aria tutto. Basta poco a questo team maestro di “cerimonia del ventaglio”, che sotto l’aspetto politico si svolge tradizionalmente tra la fine di luglio e i primi di agosto, quando l’associazione stampa parlamentare omaggia, con un ventaglio, il Presidente della Repubblica, della Camera e del Senato in vista della pausa estiva. Qui al Tour la “cerimonia del ventaglio” assume dei connotati molto più prosaici. Approfittare del vento laterale per attaccare in blocco e seminare il panico. I Quick-Step sono maestri nell’interpretare e domare il vento, per mettere nel sacco chi dorme e chi non ha la capacità di comprendere che qualcosa sta per succedere e mutare. Gira il vento? Occasione per mandare di traverso tutto a molti. Loro, i Quick-Step, sempre con il vento in poppa.