Fernando GAVIRIA. 10. Vince chi decide di vincere: la Quick-Step. La fuga sembra oramai arrivata, e i giochi sembrano fatti. Soprattutto le squadre dei velocisti non hanno assolutamente voglia di giocare. Poi prende in mano la situazione la formazione di Davide Bramati, ed è volata. Fanno tutto loro, ed è logico che a vincere sia uno di loro. Il più veloce, il più bravo, il più scaltro, che recupera resiste e sprinta. Grande merito della vittoria di Gaviria è da attribuire a Maximiliano Richeze, che fa un lavoro magistrale, ma tutto il team è da applaudire. Nona vittoria stagionale, la 34esima in carriera: era dal 2002 che un colombiano (Botero) non vinceva due tappe al Tour. È un esordiente sulle strade di Francia, ma fa già arrossire tutti.
Peter SAGAN. 7. C’è sempre. Statene pur certi che il tre volte campione se non vince è lì, ad un passo dal vincitore. Micidiale, come pochi, forse come nessuno negli ultimi anni. Vince volando e perde con leggerezza: uomo di peso e di sostanza.
André GREIPEL. 7,5. Forse parte un tantino lungo, ma parte, ci prova e resiste fin quasi sulla linea. Lo batte un ragazzino e un fuoriclasse assoluto, ma lui non è certo da pensionare.
Dylan GROENEWEGEN. 5,5. Fin qui è un po’ mancato, non è riuscito ancora a prendere le misure, a farsi trovare pronto, a cogliere il momento. Lo si è solo intravisto, ma è troppo poco.
Marcel KITTEL. 4. È sempre troppo timoroso, sempre troppo defilato nelle retrovie e la sua squadra non lo agevola certo. Marcel dà l’impressione di non avere la forza di buttarsi nella mischia. Sembra incapace di muoversi a quelle velocità nel gruppo, e per un velocista non è una cosa da poco. Oggi il team Katusha lascia al proprio destino Zakarin, fermato da una caduta (perde quasi un minuto), e punta tutto su un Kittel che non tiene le ruote. Non so cosa sia peggio.
Rigoberto URAN. 7. Cade anche lui (al pari di Fuglsang e tantissimi altri corridori), ma a differenza dei Katusha, la sua Educational First fa un grandissimo lavoro per riportarlo in un amen in gruppo. È chiaro che il 7 va a tutta la squadra, e a Charly Wegelius, che ha impartito buone disposizioni ai suoi. Primo: educare.
Andrea PASQUALON. 6,5. Al suo secondo Tour si porta a casa il secondo piazzamento nella top ten. Tanta roba per questo ragazzo poco considerato, ma che sa fare con estrema serietà il proprio mestiere.
Alexander KRISTOFF. 5. Non è mai in gioco, arriva allo sprint troppo dietro e dietro resta.
John DEGENKOLB. 5. Fa a gara con Kittel a chi ha più paura. Forse John ha meno esplosività, mentre Marcel sembra avere la gamba più reattiva, ma meno collegata alla centralina.
Arnaud DEMARE. 4. Non pervenuto.
Guillaume VAN KEIRSBULCK. 8. È quello messo meglio in classifica generale (a 4’54” da Greg Van Avermaet), ed è stato per una settantina di chilometri maglia gialla virtuale. Anche oggi, contrariamente alle bagarre estenuanti e sfinenti, cifra distintiva del Tour, pronti via e la fuga va. Con il belga ci sono anche Anthony Perez e Dimitri Clayes della Cofidis, oltre a Jerome Cousin della Direct Energie. Fuga che viene ripresa quando al traguardo manca poco più di un chilometro. Meritavano sicuramente di più. Molto di più. Tutti e quattro.
Mark CAVENDISH. 5. Spesso è per terra, e spessissimo - in gruppo - lo mandano cordialmente a quel paese perché fa cose da ragazzino, non da atleta esperto e navigato. Per sistemarsi la radiolina, rischia di rovinare a terra lui e chi è dietro di lui. La radio finisce nel prato. Questa volta Mark non va a raccogliere girasoli e nemmeno i fiori del vincitore, perché allo sprint nemmeno ci arriva. Nemmeno lo fa. C’era una volta Mark.
GIURIA. 4. Arrivo un po’ lungo, mi sono adeguato all’andazzo prendendomi anch’io un po’ di tempo per rifletterci bene, ma è il caso di dirlo: l’altra sera, dopo la tappa di La Roche-sur-Yon vinta da Peter Sagan davanti al nostro Sonny Colbrelli, la giuria è stata a dir poco imbarazzante. Nell’era digitale e dei trasponder, ci sono volute ore per avere una classifica ufficiale. Molti giornali e siti hanno pubblicato classifiche inesatte, con Marcel Kittel in quarta posizione nella generale, nonostante anche i ciechi avessero visto che era rimasto a piedi a 7 km dal traguardo e accreditato con lo stesso tempo del vincitore. La questione è stata risolta alle 22.15. Con buona grazia di tutti. Complimenti vivissimi. Dimenticavo: la VAR, sulla questione Adam Yates e compagni non ha preso alcuna posizione. Nemmeno un secondo di penalizzazione. Ma state tranquilli: forse tra un paio di giorni qualcosa potrebbero anche dirci. Non è sicuro, ma non è nemmeno escluso. D’altra parte hanno i loro tempi.