Fernando GAVIRIA. 10 e lode. Si prende tutto, già che c’è potrebbe anche sprintare su quel cavalcavia per portare via il primo punto per la maglia a pois, tanto è dirompente. Non c’è storia, e la storia più bella la scrive questo ragazzo colombiano autentico fuoriclasse del velocismo mondiale. Vince annichilendo e anticipando tutti, visto che Richeze esita un attimo. Parte e arriva: davanti a tutti. Davanti a Sagan, Kittel, Kristoff, mica pizza e fichi. Poi alla sua prima apparizione al Tour, per farsi vedere meglio, si prende la maglia gialla, la maglia verde e quella bianca. Si prende tutto. Soprattutto prende le misure: per i prossimi giorni, le prossime settimane e gli anni a venire.
Peter SAGAN. 6. È un campione, anche nella sconfitta. Lui, il campione del mondo, ci prova, con tutto il suo talento (che è tanto), ma poco può oggi su un arrivo in leggera discesa che invita al decollo. Però, questa volta, lo slovacco resta sulla terra, con tutti gli altri.
Marcel KITTEL. 5. Mai in partita, mai in gioco, sempre un po’ troppo timoroso di prendere e dare spallate. Oggi ce n’era bisogno.
Alexander KRISTOFF. 5,5. Parte forse un po’ troppo dietro, perde l’attimo e forse qualcosa di più.
Christophe LAPORTE. 6. Non è un big, non è un peso massimo, ma non si fa intimorire da niente e da nessuno. Il 25enne corridore della Cofidis, orfana di Bouhanni, fa una discreta volata, che può dare morale e forse anche qualcosa di più.
Dylan GROENEWEGEN. 5. Lui ha talento e stoffa, ma oggi ha davvero il braccino.
John DEGENKOLB. 5. Dà l’impressione di poter fare comunque una buona volata in rimonta: era solo un’impressione.
Vincenzo NIBALI. 8. Sprinta anche lui, si mette là davanti con Colbrelli e Haussler, e non molla più la posizione. Arriva 11°, ma quello che trova oggi per strada è tanto, molto di più.
Sylvain CHAVANEL. 7. A 39 anni corre per la 18° volta il Tour de France. Per i suoi connazionali è ormai una leggenda, un corridore mito. Ha tre settimane per farsi il regalo da solo.
Chris FROOME. 5,5. Una sbandata, un piccolo contatto con un corridore, perde la traiettoria e finisce per i campi. Non è un buon inizio, proprio come al Giro: poi però sappiamo perfettamente come è andata a finire.
Nairo QUINTANA. 6. Buca e perde un’eternità: avesse avuto i freni a disco, apriti cielo. Tra brugole, perno passante e ruota speciale, avrebbe certamente perso di più. Il problema, adesso che ha perso 1’15” sarà da capire che in Movistar sarà il vero capitano. Io azzardo: lui.
Richie PORTE. 5,5. Mezzo punto in meno perché si porta dietro la sindrome di Paperino, o la nuvoletta di Fantozzi: fate voi. È la sua storia, fateci caso, non c’entra quasi mai ma la jella lo centra quasi sempre. C’è qualcosa che non va? Lui c’è sempre. Rassicurante.
Kevin LEDANOIS. 7. È la squadra più acclamata e applaudita di questa Grand Depart. È la squadra del territorio, la Bretagna non è lontana, un team tutto cuore e temperamento. Pronti via e il corridore della Fortuneo Samsic parte all’attacco, con Jerome Cousin (Direct Energie) e Yoann Offredo (Wanty Groupe Gobert). Dopo 5 km hanno già più di 2'. Alla fine è lui a vincere il primo Gpm e a vestire la prima maglia a pois di questo Tour: Kevin LedaPois.
Lawson CRADDOCK. 8. Il corridore della EF Drapac cade quando al traguardo mancano ancora una novantina di chilometri. È la prima “chute” di questa corsa. L’americano poi arriva dolorante e sanguinante fino al traguardo: 176° a 7’50”. Bravò!