CHRIS FROOME ASSOLTO. È arrivato in tarda mattinata il comunicato ufficiale dell'Uci. Giunge così al termine una vicenda che era iniziata il 13 dicembre scorso, quando i quotidiani Le Monde e The Guardian avevano rivelato l'esistenza di un risultato anomalo per un controllo antidoping di Froome durante l'ultima Vuelta di Spagna.
Davanti al Tribunale Antidoping UCI, presieduto dal giudice tedesco Ulrich Haas, sono sfilati avvocati e scienziati, con le parti che hanno combattuto a suon di esperimenti, prove, studi e certificati. Il tutto in un campo non ben definito dalle norme della Wada (l'Agenzia Mondiale antidioping) che parla solo di valori massimi di salbutamolo per l'utilizzo e per la concentrazione nei campioni (1600 microgrammi che possono essere assunti nelle 24 ore, senza superare gli 800 ogni 12 ore e senza che più di 1000 nanogrammi vengano riscontrati al controllo), ma non inserisce la sostanza - che è il principio attivo del Ventolin, farmaco anti asmatico - nell'elenco delle sostanze vietate.
«L'UCI - si legge nel comunicato - ha aperto una procedura disciplinare, durante la quale Froome ha esercitato il suo diritto di provare che il risultato non conforme era comunque conseguenza di una assunzione autorizzata. In una prima fase del dibattimento, Froome ha chiesto l'accesso a determinate informazioni per preparare la sua difesa e la Wada, interpellata, le ha concesse. Una volta ottenutele, la difesa di Froome ha presentato il 4 giugno le sue spiegazioni ed un congruo numero di prove scientifiche. Queste sono state esaminate in collaborazione con gli esperti della Wada e il 28 giugno proprio la Wada ha comunicato la decisione di accettare le spiegazioni di Froome e quindi di non considerare controllo anomalo quello in questione. Anche se avrebbe voluto che la decisione arrivasse in un tempo più breve, l'Uci ha dovuto assicurare che i diritti alla difesa di Froome fossero rispettati, come se fosse accaduto a qualsiasi altro corridore».
La sentenza dell'Uci rende di fatto inutile il procedimento previsto per domattina alla Camera Arbitrale del Coni Francese, alla quale la Sky aveva presentato appello dopo la comunicazione da parte di ASO di non voler accettare l'iscrizione di Froome al Tour de France in quanto la sua presenza nuoceva all'immagine della corsa. Tutto cancellato, Froome è a tutti gli effetti un corridore senza macchia e quindi sabato sarà regolarmente al via di Noirmoutier-en-l'Ile con il numero 1 sulle spalle e con l'obiettivo di essere il numero uno anche tre settimane più tardi, a Parigi.
Fin qui la cronaca, ma consentitemi un breve commento. Bingo! O se preferite l’asso pigliatutto. Tanto tuonò che tornò il sole, sul vero re di Francia, che è un inglese, che da anni vince Tour e fa girare gli zebedei ai transalpini e probabilmente anche quest’anno dovranno mettersi il cuore in pace e dei mutandoni rinforzati per rallentare le vorticose evoluzioni delle gonadi.
Tutto è archiviato. Il fatto non sussiste. Gli studi scientifici presenti in letteratura sono carta straccia. Per la serie: abbiamo scherzato, quelle cose valevano solo per Alessandro Petacchi e Diego Ulissi. Giustizia è sfatta. Meglio così. Spero solo che da oggi tutti i corridori del gruppo si gonfino a piacimento e fin che ne hanno voglia di nanogrammi infiniti di salbutamolo, come i palloncini volano per l’elio. Questa però non è una storia tesa, ma brutta e avvilente. Diciamo pure sporca. A questo punto, mi aspetto un gesto importante fa parte del presidente della Wada, l’inglese (perché è inglese) Sir Craig Reedi, vero regista assente e latitante di questo pasticcio normativo. È grazie ad un regolamento farlocco e pieno di buchi normativi che siamo arrivati a questo punto. Dieci mesi di battaglie legali e di perizie di laboratorio ed esami senza fine. Ma forse, ora, è arrivato il momento che anche Reedi si faccia un esame: di coscienza. E si levi di torno.