I VOTI DEL DIRETTORE | 19/05/2018 | 20:27
di Pier Augusto Stagi -
Chris FROOME. 10 e lode. Lo volevano a casa, invece è qui, ben visibile, vispo come pochi. Non so se il britannico sarà in grado di ribaltare la situazione, se sarà capace di vincere ancora questo Giro, ma so che chi sogna questo traguardo dovrà fare i conti con lui.
Simon YATES. 9. Lotta come un leone, contro la gazzella. Che va più veloce. Che salva la pelle. Che questa sera se la ride, mentre il gemellino ad un certo punto vede doppio: per la fatica.
Domenico POZZOVIVO. 8. Pollicino non perde la strada, e soprattutto, perde poco tempo. Risale di una posizione, un piccolo salto in avanti e in alto, anche se lui è solito a non montarsi la testa e a non scattare a vanvera. L’importante, a questo punto, è non saltare.
Miguel Angel LOPEZ. 7. Potrebbe andare su anche meglio, ma sullo Zoncolan ci arriva sfibrato e sfinito per le discese. Soffre troppo, si consuma, lascia per strada troppe energie nervose, e lo Zoncolan lo fa con quello che gli resta: e non è in ogni caso poco.
Tom DUMOULIN. 8. Mi piace. Questo corridore mi piace un sacco. Lo dico da giorni, ormai da settimane: ha un’intelligenza tattica superiore alla media, e il suo Giro al momento è da manuale. Su queste pendenze si difende come un drago.
Thibaut PINOT. 5,5. Si difende, quando dovrebbe fare qualcosa di più, ma temo che stia entrando in riserva. Contrariamente al suo cognome e ai vini, lui non migliora con il passare degli anni: e sa un po’ di tappo.
Wout POELS. 9. Spiana la strada a Froome. Gli apparecchia la tavola prima che Froomy vada a banchettare, ma alla fine, dopo un gran lavoro, anche lui si siede a tavola: da ospite privilegiato.
Sebastien REICHENBACH. 7. Fa un grandissimo lavoro per Pinot, e alla fine resta anche aggrappato ad una classifica più che onorevole.
Richard CARAPAZ. 5. Il ragazzo ecuadoriano prende la sua bella musata. Non conosceva lo Zoncolan, e paga l’inesperienza. Errori di gioventù.
Fabio ARU. S.V. Quattro, tre, due… Ognuno può dare il voto che vuole. Ognuno può trarre le proprie conclusioni. Ognuno può anche dire che è un bluff: io non lo penso. Dico che questo non è il vero Fabio Aru, e non è nemmeno un lontanissimo parente. C’è qualcosa che non va, che lo limita. Vorrei ricordare a tutti che un anno fa al Tour, un Fabio non brillantissimo è in ogni caso arrivato 5° (dico quinto) al Tour, dopo aver vinto alla grandissima una tappa e aver vestito (l’unico, oltre a Froome) una maglia gialla. Insomma, Fabio non può essersi improvvisamente imbrocchito.
Davide FORMOLO. 4. Ai – 6 comincia a perdere contatto come Fabio Aru. Perde le ruote prima che la vera sfida incominci. Anche per il veronese quella di oggi è una brutta battuta d’arresto.
Francesco GAVAZZI. 7. Savio aveva previsto tre punte: Torres, Cattaneo e Gavazzi. Alla fine è proprio il valtellinese, il capitano dell’Androni Giocattoli Sidermec, a togliere le castagne dal fuoco, facendo fare 13 al team di Gianni Savio. Tredici tappe in linea, tredici fughe. Oggi in compagnia di Enrico Barbin (Bardiani CSF), Mads Pedersen (Trek-Segafredo), Valerio Conti (UAE Team Emirates), Matteo Montaguti (AG2R La Mondiale), Laurent Didier (Trek-Segafredo) e Jacopo Mosca (Wilier Triestina-Selle Italia).
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