PROFESSIONISTI | 27/01/2018 | 23:40
L'anno scorso Jelle Wallays ha corso la Vuelta di Spagna con la frattura della scafoide della mano destra e della sesta e settima costola destra. Era caduto due volte, la prima in occasione del rifornimento della seconda tappa e poi due giorni più tardi era finito fuori strada atterrando in un cespuglio. Gli accertamenti in Spagna non avevano evidenziato particolari problemi così il 28enne belga della Lotto Soudal, squadra che nelle tre settimane ha conquistato quattro tappe, aveva stretto i denti fino a Madrid. Una volta tornato in Belgio, la sconcertante scoperta relativa alle tre fratture. Sconcertante per noi, non per un "duro" come lui.
«Avevo un'ottima condizione quindi non volevo ritirarmi. Ho sofferto tanto, ma erano microfratture e sono riuscito ad arrivare fino al traguardo finale. Ho recuperato dall'infortunio e trascorso un buon inverno. Vincere è sempre speciale, io prediligo gli attacchi da lontano e gli arrivi in solitaria. Vado forte soprattutto in condizioni estreme: quando fa tanto caldo o tanto freddo, quando piove un sacco... Se fossi nato 30 anni fa probabilmente avrei avuto molte più occasioni per spuntarla» racconta commentando la sua vittoria odierna nella Vuelta a San Juan.
E ancora: «Non sono abituato a vincere spesso, in genere svolgo lavoro di gregariato. Ormai la classifica della corsa è delineata così oggi ho avuto il via libera per giocarmi la tappa. Non è stato semplice, gli argentini in fuga continuavano a scattare, ma li capisco, correndo in casa volevano farsi notare, e all'attacco c'erano uomini pericolosi. Questo risultato mi dà fiducia per il proseguo della stagione. Che bello vincere così presto, appena iniziata la stagione».
da San Juan, Giulia De Maio
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