Il PASTO AL GIRO. LA BICI DI ROMANO

DILETTANTI | 12/06/2017 | 09:07
E’ così Under 23 che ha ancora 19 anni. Giro d’Italia Under 23: il dorsale 43 appartiene a Francesco Romano, Francesco di nome e Romano di cognome, maglia del Team Palazzago Amaru, passista veloce secondo la sua autocertificazione, lodato pubblicamente dal c.t. delle nazionali italiane Davide Cassani perché l’altro giorno era schiantato a terra, e il giorno dopo era già all’attacco sulle colline romagnole.

Francesco, siciliano di Vittoria: “Quasi la città italiana più a sud. Antichissime origini greche, poi la rifondazione nel 1607 grazie alla contessa Vittoria. Agricoltura, vini e oli, e ciclismo. Di Vittoria è Danilo Napolitano. E di vicino a Vittoria sono anche Tiralongo e Caruso”. Il simbolo della città non è una dea bendata, ma un’aquila nera. “La vittoria è sempre difficile da conquistare, ma forse un’aquila vola più in alto degli altri”.

Francesco, corridore per passione: “Nata inseguendo Salvatore, un cugino più grande di me, che partecipava a qualche corsa. La mia prima bicicletta era bianca e rossa, ma la marca proprio non me la ricordo. Mi fu regalata dal papà, ma quello che ci teneva di più era il nonno, che correva da amatore. In famiglia – papà, mamma, sorella e io – solo io mi sono dedicato allo sport. E quando dovetti scegliere fra sport e studio, abbandonai lo studio. Ero alle superiori. E ne sento la responsabilità. Vorrei vivere questa vita, il mio obiettivo è diventare professionista, ma non so se potrò, non so se ce la farò”.

Francesco, emigrante per ciclismo: “Da junior, primo anno, lasciai la Sicilia per cercare la mia strada. Mi trasferii in Friuli: mi trovai benissimo, ma ogni tanto sentivo, forte, la nostalgia della famiglia, della casa, della terra. Adesso abito a Palazzago, vicino a Bergamo, in ritiro con alcuni compagni di squadra. Pane e bicicletta, tutti i giorni. Poi le corse. E il Giro d’Italia, che è una grandissima opportunità per imparare. E qui ogni giorno s’impara: dalla strada, dai compagni, soprattutto dal nostro tecnico, Olivano Locatelli. C’è un programma di base, di massima, poi ad allenarci è lui: senza tabelle, è lui a spiegarci che cosa, quanto e quando dobbiamo fare. Alcuni giorni di più, altri di meno. Il mio modello è Alberto Contador, ma come caratteristiche, e come valori, siamo molto lontani”.

Francesco, che da casa non si portato nulla:
“Per concentrarmi sulla corsa. Ciascuno di noi ha il Garibaldi, con la descrizione delle tappe, le mappe e le altimetrie, si va a letto studiando quello e ci si alza conoscendolo a memoria. Poi il pronti e via. Ed è una specie di liberazione. Perché mi spoglio delle mie preoccupazioni e vivo la mia passione, con tranquillità e, appunto, libertà. Sacrifici? Fatiche? Rinunce? Se dicessi che non esistono, sarebbe una bugia. Ma finché c’è la passione, si fa tutto volentieri”.
 
Marco Pastonesi
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