Ieri si è tenuta a Melegnano la presentazione ufficiale del Gran Premio del Perdono, gara internazionale per Juniores in programma nella cittadina lombarda il prossimo primo aprile. Il vernissage della competizione organizzata dall’ Unione Ciclistica Sangiulianese è stato occasione per raccogliere alcune impressioni sullo stato di salute del movimento ciclistico dal Commissario Tecnico Edoardo Salvoldi.
«La categoria Juniores è sempre stata importante, oggi è in grande evoluzione e da categoria di formazione si è trasformata a tutti gli effetti in una categoria di reclutamento per il ciclismo di vertice. Gli atleti hanno gli occhi addosso da parte di team, osservatori ed anche procuratori. Il nostro dovere è quello di programmare l’attività e puntare ad ottenere buoni risultati ma anche quello di dare opportunità ai nostri ragazzi» ha dichiarato l’esperto tecnico lombardo rispondendo alle domande del nostro direttore Pier Augusto Stagi.
La gara di Melegnano, prima gara internazionale della stagione nel nostro Paese per la categoria, sarà un banco di prova importante, Salvoldi lo ha sottolineato più volte: «Non mancherà nessuno, questo dimostra che la categoria degli Juniores è sempre più globale. Per noi è il momento adatto per uscire dalle nostre tradizioni e cercare il confronto con atleti di altre nazioni che sono cresciuti molto».
Tra gli iscritti all’appuntamento del lunedì dopo Pasqua anche il tedesco Paul Fietzke, vice-campione mondiale Juniores 2023 alle spalle di Albert Philipsen. Tornando con la memoria alla gara di Glasgow e al podio sfiorato dal Juan David Sierra, Salvoldi ha commentato: «Quel quarto posto non solo ci sta stretto ma è stato anche un piazzamento sfortunato. In quella circostanza Juan è stato vittima di un incidente meccanico a pochi chilometri dal traguardo. Purtroppo il ciclismo non è uno sport in cui le medaglie vengono assegnate ai punti e quindi… ci siamo dovuti accontentare».
Il Commissario Tecnico, plurititolato nella sua esperienza alla guida delle nazionali femminili, ha poi proseguito: «Il Campionato del Mondo è un evento sotto gli occhi di tutti ma non dobbiamo dimenticare che nelle prove internazionali dove gareggiamo con la Nazionale e soprattutto su pista abbiamo ottenuto risultati importanti che nel nostro glorioso passato non avevamo raggiunto prima. Questo conferma che il movimento italiano è un movimento di qualità, dobbiamo essere bravi a ricercare il confronto e dove possibile essere noi ad anticipare i tempi come abbiamo sempre fatto».
Per concludere un pensiero su temi dibattuti e d’attualità come l’esasperazione del ciclismo giovanile e il passaggio al professionismo a diciotto anni: «Il ciclismo si sta adeguando alla realtà attuale, succede da anni in tanti altri sport. Questa rivoluzione è partita non più di tre anni, delle perplessità esistono e per avere una risposta ai diversi interrogativi credo si debba aspettare cinque o sei anni. E' pur vero che i fatti dimostrano che ragazzi giovanissimi sono già competitivi a livello professionistico. Lo ripeto, i dubbi ci sono, ma se non ci adeguiamo priviamo i ragazzi della attuale generazione del futuro nello sport che hanno scelto».