In bici si mangiano i chilometri, si mangiano le salite, si mangiano perfino gli avversari. In bici si affrontano e si superano i mangiaebevi. Ma se in bici non si mangia, e non si beve, non si va avanti. E se in bici non si mangia e non si beve correttamente, si va meno degli altri. E si rischia anche di farsi del male.
Erica Lombardi ha scritto “Mangia come un ciclista” (Rizzoli, 286 pagine, 18 euro), un libro per l’educazione alimentare, per l’allenamento al cibo, per la preparazione a tavola, cioè per la dieta di uomini e donne a pedali, professionisti e amatori, scalatori e velocisti. Principi generali e regole fondamentali, ma anche errori da evitare e premi da concedersi.
Lombardi parte dalla semplicità (“E’ alla base di una performance duratura”), non dimentica la propria esperienza da atleta (“Avevo bisogno di trovare un equilibrio per poter sostenere gli allenamenti”), ricorda la tesi in Dietistica (“Regime alimentare nel maratoneta d’élite” con la collaborazione di Stefano Baldini, olimpionico nella maratona), ammonisce sui rischi (“Ogni sbilanciamento nella dieta potrebbe portare per lo più a un risultato solo in acuto e non in cronico”), sostiene che l’organismo è una macchina (“Abbiamo un telaio forte che è rappresentato dai muscoli, un serbatoio di carburante con una miscela diesel e benzina – carboidrati complessi e ‘zuccheri semplici’ – che fortunatamente possiamo sfruttare entrambi, un motore da lubrificare con dell’olio, i grassi, e provvisto di un radiatore da rifornire di acqua, idratazione”).
“Mangia come un ciclista” è anche molto pratico. Consigli e indicazioni in caso di allenamento al mattino e al pomeriggio nel giorno del fondo lungo o della forza esplosiva o della forza resistente o della velocità o del riposo. Prima, durante e dopo la corsa. Altre strategie alimentari, compresi la dieta Tredici-Iacoponi-Arcelli e quella chetogenica e i digiuni intermittenti. Lo stacco invernale e gli stop forzati, ma anche “gli sgarri” e “il giusto riposo”. Fino alle ricette stilate da Alessandra Rubini, dal porridge di cioccolato al risotto alla barbabietola.
Lombardi sa come mangiano i ciclisti. Li ha incontrati, conosciuti, studiati, accompagnati. E li ha anche invitati, proprio qui, a raccontarsi, in due capitoli-testimonianze. Come Elisa Balsamo: “Mia madre mi ha sempre detto: ‘Sacco vuoto non sta in piedi!’. Non posso darle torto e, soprattutto nel nostro sport, bisogna trovare un giusto bilanciamento tra il peso, che sicuramente è un elemento importante pil ciclista, e il benessere. Ma non è tutto, bisogna anche nutrirsi felicemente”. E come Vincenzo Nibali: “L’alimentazione nel ciclismo professionistico è anche saper dire di no in alcuni momenti, è disciplina come l’allenamento, ma io mi sono sempre concesso, quando programmato e con intelligenza, i miei ‘sgarri’. Lasagne, mozzarella di bufala e le polpettine fritte, a quelle non riesco proprio a rinunciare. Bisogna far diventare il cibo uno strumento utile e non un nemico. E la bici non deve rappresentare solo il mezzo per espiare gli sgarri che abbiamo fatto”.
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