Una bicicletta. Legata con una catena a un’inferriata. A volte girata da una parte, a volte girata dall’altra. C’è qualcosa di strano, di misterioso, di enigmatico. Come se la bicicletta non servisse per muoversi, andare, tornare, ma per segnalare, indicare, stabilire.
Chi la sposta? Chi la osserva? Che cosa suggerisce? Che cosa comunica? E perché?
Succede a Luca Righi. Abita a Milano. Nel Ventennio è stato un fascista, durante la Seconda guerra mondiale ha assistito a segregazioni e deportazioni, ha perso speranze e preso finalmente coscienza, così è diventato un partigiano, e dopo la fine della guerra è entrato in una squadra speciale dei Carabinieri. Indagare è il suo mestiere. E anche stavolta indaga. Finché, fra appostamenti e inseguimenti, incastrando frammenti di verità fino a comporne un mosaico, scopre che quella bicicletta nasconde messaggi scritti in codice. E che per decifrare parole e numeri bisogna…
“Enigmatica bicicletta” (Iris 4 Edizioni, 88 pagine, 15,50 euro, con la prefazione di Chiara Colombo): l’autore è Pietruccio Montalbetti, chitarrista e cantante dei Dik Dik (sì, quello con il cappello da cowboy), che nel 2010 ha scritto “I Ragazzi della Via Stendhal”, nel 2011 “Sognando la California”, nel 2013 “Io e Lucio Battisti”, nel 2014 “Settanta a Settemila”, nel 2018 “Amazzonia. Io mi fermo qui” e nel 2020 questo “noir” dove s’intrecciano vicende tra storia e politica, anche tra passato e presente, anche tra tondo e corsivo.
La tragedia della guerra non si è ancora spenta, i ricordi feriscono, le macerie – anche quelle morali – continuano a ingombrare. Milano fa da teatro, la bicicletta è lì sul palcoscenico, legata all’inferriata, a volte girata da una parte, a volte girata dall’altra, in primo piano.
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