Richiesto di ricordare suoi trascorsi ciclistici pedalati Mario Mordonini, parmigiano, nato a Viarolo, frazione della città ducale, il 23 ottobre 1939, glissa un po’ sugli anni giovanili che l’hanno visto gareggiare fra gli esordienti e gli allievi e preferisce porre in evidenza i quattro titoli tricolori amatoriali Udace per le competizioni comprese nella sezione “arti e mestieri” – organizzati dall’Udace appunto -, qualche anno dopo. Ha vestito dapprima i colori del gruppo ciclistico dell’antica università di Parma dove, nel frattempo, aveva iniziato a lavorare, per poi passare alla Cassa di Risparmio di Parma. Ha gareggiato a lungo e con orgoglio con la loro maglia e conquistando in questo periodo le quattro maglie bianco-rosso-verdi.
In bicicletta, quale appassionato prima e da avveduto amatore poi, Mario Mordonini ha sempre pedalato – d’altronde Parma è città con estesa mobilità ciclabile da molto tempo - e, di pari passo, ha coltivato l’abbinata, viva, passione per la meccanica ciclistica. Provava un forte interesse in argomento che l’ha condotto negli anni a frequentare, nel tempo libero, botteghe e officine parmigiane o della zona parmense e approfondire, sperimentare, armeggiare, con soluzioni anche personali, sulle sue bici da corsa, con le quali effettuava lunghe uscite. È stato anche, per anni, direttore sportivo del Pedale Viarolese e di quel periodo ricorda le doti di un suo giovane corridore, Erminio Rizzi, approdato anche al professionismo ma, a suo avviso, un talento mai ”sbocciato” però nella categoria maggiore.
In città, nel settore professionistico, erano gli anni ruggenti ciclistici - fine anni ‘60/inizio ’70 -, del continuo e sentitissimo “derby” stracittadino, all’insegna delle cucine, con in campo, in continuazione, la maglia azzurrina della Salvarani dei sei fratelli con sede a Baganzola, frazione di Parma, notissima, titolatissima squadra ciclistica dal 1962 al 1972, e la Scic (acronimo di Super Cucine Italiane Componibili) di patron Renzo Fornari con discesa in campo ciclistica nel 1969, durata fino al 1978, sempre con le maglie bianconere disegnate dal raffinato editore e designer parmigiano, Franco Maria Ricci, che curava l’immagine complessiva dell’azienda. Entrambe hanno rappresentato l’eccellenza del ciclismo professionistico italiano, ai vertici mondiali in quegli anni, conseguendo successi di rilievo internazionale con personaggi – corridori, dirigenti e staff – come è facilmente ritrovabile negli annuari e nei ricordi degli appassionati di non verdissima età.
Le sedi delle aziende fiancheggiavano, con i loro vasti, moderni e innovativi impianti, l’autostrada del Sole e, in argomento, è da ricordare l’esperienza sfortunata di un’altra formazione professionistica di Parma, la Salamini-Luxor, pure lei del settore casa producendo lavatrici e simili, meteora durata non più di mezza stagione nel 1967, travolta da problemi aziendali e finanziari.
Mario Mordonini entra così nella formazione bianconera della Scic – reparto meccanici - diretta da Eraldo Giganti e da Carlo Chiappano in ammiraglia, per un impegno, con le frequenze non frenetiche delle corse del periodo, che lasciavano pertanto a Mario Mordonini la possibilità, grazie anche alla disponibilità della Cassa di Risparmio, d’essere presente alle corse e ”curare”, in abbinata, le specialissime di molti appassionati che apprezzavano le sue capacità meccaniche, e non solo. E fra gli “aiutini” sempre garantiti ricorda quelli – affettuosi e imprescindibili - di famiglia con la moglie Margherita e il figlio Paolo.
Altri momenti ed episodi che rammenta con divertita memoria sono, ad esempio, alcune Sei Giorni dove accompagnava come meccanico, ma non solo, corridori ingaggiati nei caroselli sui tondini, soprattutto nel nord Europa, in special modo Giuseppe Saronni e, in affiancamento, quale “chioccia” – anche se non in coppia – una forza della natura come il concittadino Ercole Gualazzini. La cabina dove operava Mario Mordonini, sia quella a bordo pista, sia quella più spaziosa, nella “pancia” dei palazzi dello sport, era frequentatissima da campioni, comprimari e personale vario. Il motivo è subito detto e spiegato: generosa abbondanza di due specialità parmigiane apprezzatissime, di gustosissima e rapida assimilazione, come il prosciutto e il parmigiano che non si esaurivano e non si negavano mai a nessuno. Un addendo d’apprezzamento e diffusione del certamente non disinteressato incremento della sua notorietà e popolarità da parte dei fruitori/buongustai per le specialità di Mario che, a taluni, affettava anche il salame felino, tenuto in riserva, sempre con gentilezza e massima disponibilità.
Nel 1976, dopo avere partecipato alla Vuelta spagnola nella rappresentativa azzurra guidata dal grande Alfredo Martini, corsa che ha proposto alla ribalta internazionale quale vincitore un giovane e promettente francese, Bernard Hinault, al quale Martini pronosticò subito, con occhio lungo e sapiente, una grande carriera, Mordonini è, con un “maestro” quale il tosco-milanese Faliero Masi, nella squadra azzurra ai mondiali della pista, a Monteroni di Lecce, con Francesco Moser che, dopo l’argento della strada ad Ostuni, preceduto in volata da Freddy Maertens, conquistò l’oro nell’inseguimento individuale.
Nel 1994, terminato il periodo lavorativo dipendente, Mario Mordonini apre, nella zona centrale di Parma, in Via Cremonese, il negozio “la Bici” ben presto diventato un frequentato punto d’aggregazione ciclistica e, in vetrina, i prodotti di punta con gli stemmi, i nomi e i marchi prestigiosi di Colnago e Masi che l’hanno accompagnato sempre nella sua attività.
Fra la varia e variegata clientela di amici del suo negozio, Mario Mordonini ricorda, con particolare orgoglio, misto a viva riconoscenza, i fratelli Barilla, nome d’assoluta notorietà ed eccellenza mondiale nel settore alimentare, Guido, Paolo e Luca, ciclisti amatoriali assidui, di buon livello, oltre che “capitani di strada” dell’omonima squadra cicloamatoriale, che gli hanno sempre affidato la gestione meccanica fiduciaria del loro “parco specialissime”. Una funzione che esercita pure ora, aldilà di contingenti e disturbanti problemi di vista che lo affliggono e ne condizionano, talvolta, la sua manualità. Per loro Mario resta sempre un, anzi il, riferimento d’assoluta fiducia nella funzione meccanica ciclistica.
Lo stesso è pure per notissimi protagonisti, corridori professionisti parmigiani o parmensi che siano, con palmarès di prestigio assoluto come Vittorio Adorni, oppure importante come Ercole Gualazzini, il sempre poderoso e vivace “Gualazza”, Luciano Armani, Emilio Casalini e vari altri del gruppo, come l’appassionato Corrado Cavazzini, un circolo amichevole e ciclisticamente virtuoso che fa riferimento al sempre compianto amico loro e di tantissimi, oltre che del ciclismo, Tarcisio Persegona.
È sempre Mario Mordonini il loro riferimento per i mezzi che utilizzano per le loro – ora un po’ ridotte, comprensibilmente – uscite ciclistiche, soprattutto nella pianura parmense, scansando sempre più, con esperta attenzione, anche le più dolci colline lì vicine.
Quella che non si è ridotta è la loro amicizia ravvivata da tanti ricordi di un comune passato, rivissuti e gustati anche nel presente, all’insegna della bicicletta, talvolta integrata dalla buona tavola, tematica ben diffusa e largamente esercitata nei luoghi di e attorno a Parma.
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